Tutti abbiamo diritto a un po’ di pelle d’oca. Al principio erano i wurstel. Non quelli alla piastra, quelli da spiaggia. Ricordate le ginocchia di chi, sdraiato su un lettino bordo piscina/riva mare fotografava il paesaggio con proprie gambe piegate nell’inquadratura? Una sorta di firma che, analizzata a posteriori, serviva a certificare che sì, quella/o nella foto eri proprio tu. Poi qualcuno si è accorto che due wurstel infilati a V nell’inquadratura sembravano proprio delle cosce con ginocchia piegate e dal momento in cui su Instagram non è stato più possibile distinguere gambe vere da salumi troll, l’usanza si è spenta. E si è passati alla foto in bikini o intimo con crepa addominale. Per fortuna, poche riuscivano a ottenerla, e con fatica, per cui ciao anche quella. Intanto in oriente, Corea e Giappone in prima fila, le ragazze si fotografavano e postavano il cameltoe. Le più sfacciate mostrando anche la faccia. E se il cameltoe non c’era, si acquistava quello finto (warning: questa è ancora in corso). Capitolo successivo: moda unicorno e di conseguenza le lingue al glitter. Instagram invasa da foto di lingue luccicanti di brillantini. Poi i medici hanno fatto presente che inghiottire inavvertitamente della porporina non è un toccasana e stop.

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È stata poi la volta del Kendall Jenner hair heart, la foto di Kendall sdraiata, con i capelli sistemati in modo da formare tanti cuori sul pavimento è stata una delle più imitate ever. Quasi quanto il controverso l’A4 Waist Challange, la sfida (assurda) di far rientrare il punto vita nei confini di un foglio di carta A4 per mostrare quanto si è magre. E infine il Gucci Challenge, perché dopo la sfilata con le modelle che reggevano teste mozzate, fotografarsi con simulazioni di teste in mano è stato (brevemente) un bel gioco. E ora? Piano piano, si sta insinuando un’inclinazione tenera, silenziosa e non apertamente dichiarata (l’hashtag #goosebumps è ancora in divenire): mostrare la pelle d’oca. Ma non “fotografare la pelle d’oca” appositamente (qualcuno lo fa, sul genere "ecco la mia pelle quando mi ha chiesto di sposarci"). Mostrare, ad esempio, un bracciale, una gonna, una cavigliera e lasciare che a fare da sfondo, casualmente, sia una lieve patina di peluria sull'attenti. Ma poi perché viene le pelle d’oca? Perché siamo scimmie nude. Così come il nostro gatto rizza il pelo quando prova un’emozione forte, o vuole sembrare più voluminoso davanti a una minaccia, anche noi abbiamo dei micromuscoli che fanno sollevare anche la minuscola peluria sul nostro corpo. La piloerezione, o orripilazione, questi sono i veri nomi della pelle d'oca, succede quando abbiamo freddo perché vorremmo arruffare il pelo come fanno i passerotti con le loro piume se il vento è gelido, per difendersi mantenendo intorno al corpo il calore. Ma ahinoi (o per fortuna), il pelo non c’è più. Il fenomeno si manifesta anche con un'emozione così forte da provocare un brivido che inganna il corpo, facendogli credere che si tratti di freddo. Ovviamente, si dice “pelle d’oca” perché l’effetto un po’ comico di questa vecchia forma di difesa ormai inutile è simile a quello dell’oca spennata. Per fortuna che ci sta pensando Instagram a ridare ai goose bumps una dignità. E speriamo che la prossima moda sia mostrare della bella pelle a buccia d’arancia, riabilitata.