Alcol e teenager: «Non puoi sapere ieri notte che casino: appena tornata a casa ho vomitato sul pianoforte, poi in bagno, e persino sul letto: mia madre mi guardava come se mi vedesse per la prima volta... Forse quattro Long Island sono un po’ troppi. Oggi ho dormito tutto il giorno». Chi messaggia all’amica del cuore è Chiara, 17 anni, onorata carriera scolastica in un liceo artistico romano e un’abitudine consolidata: il binge drinking il venerdì o il sabato sera. «Succede spesso con le compagne di scuola e le amiche in discoteca: bevono di più e reggono molto meno di noi. Per dimostrare cosa, poi? Neanche fossero sul set di Élite, quella serie sui ragazzi “bene” di una scuola privata spagnola», racconta Simone, liceale milanese da poco maggiorenne.

I weekend etilici delle ragazze, come dei ragazzi, sono diventati una preoccupazione per gli esperti, oltre che per i genitori, già shoccati dagli eventi della Lanterna Azzurra, ad Ancona. «Gli italiani che bevono vino, birra o superalcolici sono circa 35 milioni. Più di 8 milioni e mezzo tra questi - il 23,2% dei maschi e il 9,1% delle femmine - lo fanno mettendo a rischio la salute. E i dati sulle donne sono quelli che crescono e creano più allarme», spiega Rosanna Mancinelli, biologa dell’Istituto Superiore di Sanità, con numerose ricerche sul tema. «Tra i più giovani poi prevale il binge drinking - bevute occasionali ma smodate, da quattro, cinque cocktail in una sera - che coinvolge il 21,8% dei maschi e l’11,7% delle femmine. Ma il fatto più inquietante riguarda i minori - circa 800 mila -, ai quali la vendita di bevande alcoliche dovrebbe essere vietata: sotto i 18 anni maschi e femmine bevono allo stesso modo. Il problema è che le conseguenze non sono uguali. Le ragazze rischiano di più. Si giocano il futuro». Il perché lo spiega l’epatologo Massimo Memoli, dell’Unità operativa di medicina generale dell’Istituto San Raffaele di Milano: «Molte ragazze non sanno che il loro corpo rispetto agli uomini produce solo la metà dell’enzima che degrada la molecola tossica dell’alcol, cioè l'alcol-deidrogenasi. Inoltre pesano mediamente meno di un ragazzo. Il loro corpo è meno attrezzato per metabolizzare gli alcolici. Le giovanissime poi, come del resto i ragazzini, sono del tutto prive dell’enzima: sballo assicurato al primo bicchiere. Il problema è che con i cocktail misti a frutta o gli shottini gelati non hanno la percezione di quanto bevano. Così nel weekend arrivano al pronto soccorso prive di sensi. Se succede una volta, il fegato col tempo si può rigenerare. Ma se le sbornie sono frequenti, il danno può diventare irreversibile. E anni dopo le ritroviamo alle prese con la cirrosi».

I guai al fegato non sono la sola conseguenza: «Le donne che bevono hanno maggiori probabilità di diventare vittime di aggressioni fisiche e/o sessuali: sotto l’effetto degli alcolici possono apparire più indifese», si legge su una brochure Iss pensata per l’Alcohol Prevention Day, che ricor- da anche il maggior rischio di gravidanze indesiderate, oltre che l’impennata di incidenti del sabato sera.

«L’alcol fa male a tutti. Ma alle giovani donne di più, e forse non lo si dice ancora abbastanza», riflette Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva all’Università degli Studi di Milano, autore di numerosi saggi dedicati ai genitori, pubblicati tra gli altri da Franco Angeli. «I messaggi che arrivano da video musicali e serie televisive vanno tutti nella stessa direzione: rendono glamour un comportamento considerato sbagliato fino a qualche anno fa. Da quando, alla fine degli anni 90, quattro amiche molto cool e indipendenti hanno iniziato a incontrarsi nei locali newyorkesi di tendenza bevendo Cosmo - sto parlando delle protagoniste di Sex and the City -, la donna con un cocktail in mano è diventata un modello positivo. In questi anni è successo con l’alcol quello che negli anni 50 e 60 era accaduto con le sigarette. Solo che oggi sui danni del fumo siamo tutti avvertiti. Su quelli dell’alcol non ancora».

Angel Face, un fotogramma tratto dal film di Vanessa Filho, con Marion Cotillard e Ayline Aksoy-Etaixpinterest
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Questione di campagne sociali più efficaci, certo. Ma a volte il deterrente più forte può essere un film che colpisce dritto al cuore, vedi Angel Face, con una magnifica Marion Cotillard etilista e autodistruttiva, madre allo sbando che trascina con sé un’altra piccola donna, la sua bambina. Uscito a fine ottobre, è da vedere con le figlie teenager (nei circuiti d'essai oppure on demand). Sempre che ce la facciate ad arrivare in fondo.