La storia del cinema è popolata di film nei quali i personaggi si perdono e talvolta si ritrovano in mondi virtuali, creati da strumenti tecnologici avanzatissimi o sostanze in grado di aumentare il potere di percezione della mente. Se mi lasci ti cancello, Inception, In Trance, Matrix o Nirvana sono solo alcuni delle pellicole che hanno sollecitato la nostra fantasia e che ci hanno fatto raggomitolare nella poltrona del cinema al pensiero che (forse) questa realtà virtuale poteva davvero esistere e che (forse) era possibile che la nostra vita non fosse altro che un lungo sogno. Oggi dobbiamo arrenderci al fatto che sì, la realtà virtuale non è più solo un espediente cinematografico o il soggetto di un romanzo nel quale i personaggi si muovono in un futuro distopico. La realtà virtuale, detta anche realtà aumentata, esiste davvero ma, fortunatamente, non ha nulla di così spaventoso.

I primi occhiali a realtà aumentata furono sviluppati nel 1968 da Ivan Sutherland, scienziato e informatico statunitense. E che, tra le altre cose, è inventore del software predecessore dei dispositivi di interfaccia più utilizzati nella computer grafica. Ma è negli ultimi trent’anni che, anche grazie alla miniaturizzazione, questa tecnologia si è affermata con decisione. Smartphone, visori, micro webcam e elementi 3D sono tutti esempi di realtà aumentata e oggi alcuni di questi possono essere utilizzati non solo a scopo di intrattenimento o di apprendimento (come accade ad esempio per le guide turistiche o di musei su device digitali) ma anche per somministrare cure psicologiche. Dall’utilizzo di un visore per realtà aumentata nell’ambito di un intervento psicologico nasce un nuovo modo di vivere la psicoterapia, che prende il nome di psicologia aumentata, ed è quello di cui si occupa Become Hub.

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Giu Vicente su Unsplash

Con “psicologia aumentata” Become Hub indica un tipo di esperienza immersiva, una narrazione virtuale che può essere utilizzata nel corso di ogni tipo di intervento psicologico o psicoterapeutico, indipendentemente dall’orientamento clinico del professionista. La finalità dell’integrazione della tecnologia alla seduta psicologica è quella di facilitare il processo di cambiamento attraverso stimoli visivi. I fotogrammi e le scene che vengono proposte al paziente, vengono utilizzate dal terapeuta come spunti dai quali intraprendere un percorso di rielaborazione.

La Psicologia Aumentata può avere anche altre applicazioni oltre quella più tradizionale, “da lettino”, tra queste, ad esempio, gli ambiti di ricerca della psicologia cognitiva, delle neuroscienze, della psicologia sociale, ecc. Infatti, possono essere creati infiniti contenuti, ambienti e situazioni che facilitano l’accessibilità e aumentano l’aderenza alla realtà per ricerche che indagano i processi mentali, le risposte comportamentali e le reazioni fisiologiche in diversi contesti. Riccardo Bettiga, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia con cui Become Hub ha stretto una collaborazione, afferma che “La psicologia ha una storia lunga e articolata, fatta di sperimentazione, di clinica e di nuove conquiste in tutti i settori delle scienze della mente e del comportamento, al servizio di un un benessere psicologico individuale e collettivo che è riconosciuto come sempre più importante. D’ora in avanti, grazie a queste nuove frontiere della tecnologia, i professionisti avranno quindi a disposizione una marcia in più nella ricerca e nella clinica e le persone saranno ancora più coinvolte e potranno, con facilità, accedere ai processi del cambiamento personale e collettivo”.

Cos’è Psicologo Online? OPL (per info Opl.it) nel 2018 ha attivato in Lombardia un progetto di approfondimento dei nuovi strumenti tecnologici a fini terapeutici. Ad oggi oltre 60 professionisti hanno aderito all’iniziativa e dopo essersi adeguatamente formati offrono prestazioni psicologiche online. Una possibilità in più per coloro che vogliono iniziare un percorso ma che per ragioni diverse non possono o non vogliono recarsi di persona nello studio di un professionista.