“Una delle caratteristiche del Lupus Erimatoso Sistemico e di molte malattie reumatiche è quella di colpire soprattutto le donne in età fertile. Donne che desiderano sentirsi uguali alle altre donne e avere le stesse possibilità di avere una famiglia", spiega la dottoressa Maria Gerosa, ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano nonché responsabile dell’ambulatorio Pregnancy Clinic dell’ASST Gaetano Pini-CTO, che una volta alla settimana in questo presidio apre le porte alle donne affette da LES che desiderano una gravidanza.

Fino agli Novanta molte donne affette da Lupus Erimatoso Sistemico, una patologia autoimmune che in Europa colpisce ogni anno tra i 2,5 e i 5 nuovi casi ogni 100mila abitanti perlopiù donne e, più in generale, da malattie reumatiche dovevano rinunciare ad avere una gravidanza temendo di mettere a rischio la vita del nascituro. Grazie alla ricerca ora, invece, farsi seguire da uno specialista prima del parto aumenta la possibilità per le donne affette da questa patologia di portare a termine la gravidanza e di concepire figli sani. Presso l'ambulatorio della sopra citata clinica, per esempio, specialisti in materia accompagnano le pazienti dalla pianificazione del concepimento fin dopo la nascita del bambino.

Le buone notizie non finiscono qua. Secondo i dati della Società Italiana di Reumatologia, le pazienti affette da LES che colpisce in prevalenza giovani donne in età fertile tra i 15 e i 45 anni, ledendo organi vitali quali cute, articolazioni, reni, sistema nervoso centrale e più raramente anche polmoni e cuore, danno alla luce almeno due bambini. “Alcune malattie reumatiche come il Lupus Eritematoso Sistemico hanno un rischio di riacutizzarsi dopo il concepimento, ma un corretto e attento planning della gravidanza riduce questo rischio e permette di vivere la maternità con la massima serenità.

"Da anni questo ambulatorio fornisce un servizio di consulenza per le pazienti affette da malattie reumatiche che desiderano avere un bambino. Le aiutiamo a conoscere la loro malattia e i possibili effetti che questa e le eventuali terapie possono avere sulla gravidanza”, prosegue Gerosa. Durante la gestazione è oggi possibile, infatti, assumere dei farmaci che non hanno controindicazioni per il feto. Ne esistono invece alcuni che devono essere interrotti prima del concepimento, perché possono influire sulla fertilità o essere dannosi per il bambino. "Ecco perché il nostro ambulatorio segue le donne lungo tutto il percorso, monitorando costantemente la paziente, sottoponendola a controlli più frequenti durante la gravidanza, rispetto alle altre mamme, per ridurre al minimo i rischi di complicanze o trattarle in maniera tempestiva e adeguata”, aggiunge la dottoressa.

Questi controlli sono necessari perché infezioni, l'esposizione al sole, lo stress fisico ed emotivo e squilibri ormonali possono scatenare la riattivazione della malattia che purtroppo non è prevedibile. Per tale motivo le pazienti con LES devono sottoporsi a periodici controlli. "La gravidanza è un momento critico, in cui c'è un maggior rischio di riattivazione della malattia, anche se per fortuna nei due terzi dei casi le riacutizzazioni sono lievi o moderate. Le donne con LES sono poi a maggiore rischio di sviluppare complicanze come gestosi, parto prematuro e iposviluppo fetale. È importante che la donna conosca i farmaci che possono essere continuati anche durante la gravidanza e quelli che, invece, devono essere sospesi prima di ricercarla, perché anche la sospensione inappropriata delle terapie può facilitare la riacutizzazione", prosegue Gerosa. "Quando poi la gravidanza è in corso, la donna deve farsi seguire in un centro di riferimento, in cui vi sia un'équipe di medici che comprenda ginecologo, reumatologo e neonatologo, esperti nella gestione delle pazienti con malattie reumatiche, che possano affrontare eventuali complicanze materne e fetali. Se la gestazione è proceduta senza complicanze si può avere un parto naturale".

“Se la gravidanza provoca un forte squilibrio ormonale che, però, se adeguatamente controllato può portare benefici alla paziente, l'allattamento, periodo in cui la neomamma non può ancora tornare alla terapia ordinaria, va seguita da uno specialista perché è probabile che si presenti una riacutizzazione della malattia. La maggior parte delle donne con LES possono allattare come le altre. L'allattamento è sconsigliato solo nei rari casi in cui la paziente assume terapie nocive per il neonato”, conclude Gerosa.