Le campagne social sul Coronavirus sono chiare e asciutte: la cautela delle persone sane deve essere solo un atto di generosità e protezione verso chi è più debole, chi è anziano e chi è immunodepresso. La stessa morale che bisognerebbe tenere parlando di vaccini e di immunità di gregge: chi è più forte deve pensare a chi è più fragile, senza paranoie e senza stravolgere la propria vita, prendendo quelle cautele che le istituzioni continuano a ripeterci, ora che le conosciamo. Tuttavia, la fragilità individuale può essere anche psicologica, nelle persone che non corrono veri rischi con il virus, e un supporto per chi vive nelle zone rosse è un servizio in più da non sottovalutare. Il supporto c’è, l’ha avviato Mindwork.it, il portale di supporto terapeutico e consulenza psicologica (assistenza ovunque e ogni volta che serve) che ha messo a disposizione di chi è confinato nelle zone rosse un team di professionisti capaci di ascoltare e dare significato alle paure (e ridimensionarle).
Si può richiedere un colloquio gratuito in videochiamata con uno psicologo usando il codice MINDFREE. Un’iniziativa utile perché, come spiega Luca Mazzucchelli, Direttore Scientifico di Mindwork, "Il cambio drastico di abitudini cui stanno andando incontro le persone confinate nelle zone rosse rischia di aggiungere alla paura anche un senso di impotenza. Lavorare in ottica preventiva e aiutare questi cittadini ad avviare un processo di elaborazione di quanto sta accadendo attraverso un colloquio di ascolto e di supporto, è una misura fondamentale per salvaguardare non solo la salute fisica, ma anche quella mentale”. Facciamone buon uso.