«Ho deciso di seguire per sette giorni il programma Everyman, una schedule del sonno alternativa, che prevede di dormire di meno ma molto molto meglio». Ryan Bergara dello staff di Buzzfeed, ha voluto provare un programma di riposo estremo, ed è molto molto stanco. Che cosa lo ha spinto? Capire come reagisce il fisico se non si dorme le canoniche 7/8 ore filate per notte ma si riposa a singhiozzi, spalmando le ore di sonno nell’arco di tutte le ventiquattro ore. Nella pratica Ryan ha dormire 4 ore e mezzo durante la notte + due riposini di venti minuti ciascuno (uno intorno alle 18, l’altro alle 21). Una specie di riposo a zone che, a differenza della dieta, invece di impoverire dovrebbe potenziare la qualità del sonno. I primi due giorni dell’esperimento sono stati durissimi per Ryan (ma il dottore direttore della UCLA Sleep Disorders Center al quale si è affidato durante tutta la durata del test, lo aveva messo in guardia: «la quantità minima di ore per un sonno riposato sono sette. Dormirne la metà vuol dire reazioni rallentate, problemi di memoria e cognitivi e irritabilità massima»), il secondo soprattutto perché «È stato complicato trovare l’energia di alzarmi e andare al lavoro. Ero esausto». Il terzo giorno il suo cervello non rispondeva praticamente più, il quarto e il quinto le cose in ufficio iniziavano a diventare un tantino strane («Era impossibile rimanere davanti allo schermo del pc senza indossare un paio di occhiali da sole»).

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Gli ultimi due «credevo di non farcela. Non pensavo di essere in grado di arrivare alla fine. Avevo solo bisogno di dormire». Se, in conclusione, Ryan consiglia o meno l’esperimento? «Assolutamente no. Probabilmente ci sono persone predisposte a dormire poco o a tratti, ma la maggior parte, me compreso, hanno estremo bisogno di riposare, serenamente, per tutte le otto ore consecutive che si merita». Un programma che in molti sperimentano, estremo certamente, ma mai quanto un’altra schedule del sonno: si chiama Uberman e consiste nel dimenticarsi i sogni. Sì perché questo folle programma prevede soltanto sei riposini di venti minuti spalmati nell’arco delle ventiquattro ore, e basta. Ogni due ore, venti minuti di sonno e poi sveglia. A parte le complessità logistiche di attuazione (dove dormire in ufficio, ad esempio), perché mai convertire il sonno monofasico (cioè le classiche otto ore) in uno polifasico? L’unica plausibile: sollevare gli insonni dalle noie della sveglia perpetua. Statene alla larga se siete dei felici dormiglioni.

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