«Noi non parliamo di prova costume», tuona qualcuno all’ultima riunione di redazione. Vero. A Marie Claire ci vantiamo di avere una filosofia alternativa sul bikini: infilalo, vai al mare, non dimenticare la protezione alta. Prova costume finita. È altrettanto vero che in queste settimane spuntano sulle scrivanie bottiglie dai contenuti verdastri e le porzioni dei pranzi diminuiscono. La pizza tra colleghi del venerdì diventa praticamente una proposta oscena e lo zenzero, ormai panacea di tutti i mali, viene ingerito in ogni forma. A seconda di età e disponibilità economica si spende per pacchetti detox, cicli di massaggi, si raddoppiano le visite in palestra. Eccoci, fotografati da un’indagine di Osservatorio Compass (2017): metà degli intervistati si dedica a sport e fitness durante l’anno, ma con l’arrivo dell’estate la percentuale sale oltre il 70%, con crescita speculare di prenotazione trattamenti estetici.

1 milione di risultati su Google per “Dieta estiva veloce”. Nel mio caso, il fai-da-te non ha mai funzionato. Devo pagare qualcuno: così, quando sgarro, non mi sento in colpa per il cibo ma per la fattura della dietista (prima visita più esami del sangue circa 130 euro: «È un investimento», mi ripeto). Già, perché questo spirito salutista si scontra con il budget. Su quello estivo, per di più, pesano anche cerette extra, pedicure... Infatti, una collega tenta invano di reclutarmi per condividere il personal trainer nelle prossime settimane, sperando di abbattere il costo che si aggira sui 50 euro all’ora. «I muscoli sono ok. Mi fa male la carcassa», è il resoconto dopo la prima lezione, dove il termine scelto evoca un cadavere costretto ad alzarsi dalla tomba.

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In inglese si chiama “diet buddy”, ed è quell’amico a dieta con te, a cui telefonare, tipo alcolisti anonimi, quando viene voglia di mangiare qualcosa di vietato. Il compagno di sventura serve anche per solidarizzare, visto che qualsiasi regime alimentare ti trasforma in un emarginato sociale, per quanto ormai le diete più accreditate non contemplino più il conto delle calorie o il peso spasmodico di ogni alimento. Mi lascio tentare dalla promessa del libro Il programma Kickstart, appena pubblicato in Italia e firmato dal professor Neal D. Barnard: un bestseller americano per ridurre il peso e accelerare il metabolismo in 21 giorni. La chiave è l’eliminazione dei prodotti di origine animale e la limitazione dei grassi vegetali. Ma come può una dieta di tre settimane avere effetto sul lungo termine? «È un buon inizio. Qualcuno pensa che per dimagrire bisogna “affamarsi”, riducendo drasticamente le porzioni, ma non si può arrivare a metà settimana con una fame da mangiarsi un divano. Penso sia meglio, poi, focalizzarsi su obiettivi a breve termine. Ci si sente meglio, i risultati arrivano e invogliano naturalmente a proseguire. La primavera/estate è un buon periodo, perché la motivazione è più forte, si vuole apparire migliori e l’umore è più alto. Ottimo, quindi, cogliere questi stimoli». Per facilitare l’impresa, nel libro sono inseriti un menu e 60 ricette. Alcune solleticano parecchio il palato, come il burrito con fagioli neri e riso al coriandolo. Tutto a prova di pigrizia e budget (edizioni Sonda, 18 euro).

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Il libro "Il programma Kickstart" (Sonda edizioni) promette di ridurre il peso e accelerare il metabolismo in 21 giorni con una dieta vegana e a basso contenuto di grassi, ma non punitiva.

Motivazione vacanziera a parte, la bella stagione permette almeno di gratificarsi con la frutta più godereccia dell’anno, penso, mentre siedo nella sala d’aspetto della nutrizionista e leggo i messaggi di ringraziamento di ex pazienti affissi in bacheca. Per trenta secondi mi sento spronata, subito dopo depressa al pensiero di ciò che mi attende. Perché, diciamolo, proclami a parte, deve essere ancora inventata la dieta senza sacrifici. Lo stimolo maggiore per gettare il cuore oltre l’ostacolo è il confronto che si fa con l’immagine di se stesse qualche anno fa o anche solo l’estate scorsa (e l’idea di dover ricomprare altri pantaloni). Certo non la sottile invidia verso i corpi delle modelle in costume che sorridono dalle copertine di queste settimane (e chi l’ha mai avuto quel fisico?). Alcune di loro, truccate e sui tacchi a spillo, fingono di fare esercizio nelle foto del nuovo, assurdo, calendario Technogym, curato dalla regina della moda Carine Roitfeld. Oltre a una risata, non si capisce quale effetto dovrebbero sortire. Aumentare il senso di inadeguatezza, già sufficientemente alto, che si autogenera in una palestra? Quando si fissa un attrezzo senza sapere come usarlo o si ammirano fisici a massa grassa zero. Ad alzare il livello di agio e, magari, di divertimento, ci provano le palestre GetFit, che hanno appena introdotto gli appuntamenti Impacto GetFit all’aperto, gratuiti e adatti a tutti, nei parchi di Milano (fino al 31/7, programma e iscrizioni online).

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Mai provato una delle tante app di home fitness? Vantaggi: basso costo e siete nel vostro salotto, dove nessuno vi vede fare gli esercizi.

Soluzione home fitness: l’unica che garantisce il diritto alla privacy (nessun #gymselfie, ovviamente). Anche gatto e fidanzato sono esiliati dal salotto durante gli esercizi. Da una parte sono adepta di Blogilates, il canale YouTube della star Cassey Ho, addominali d’acciaio e sorriso ingannevole (non fidatevi dei video “for beginners”), dall’altra, per la prima volta, ho comprato un’app che mi costringe a fare dieci minuti di cardio al giorno. Poco ma costante. L’ho pagata 79,99 euro per un anno, molto meno di un abbonamento in palestra ma mi sento ugualmente in colpa quando non la uso. Certo, baro. Cambio tutti gli esercizi dove si suppone che mi regga su due o persino un braccio (follia). Sono allo stesso tempo stupita dal buon umore che mi regala aprire l’app ogni giorno. Ma al primo allenamento saltato, arriva il messaggio «Ehi non hai proprio avuto tempo oggi?». Non esageriamo: disattiva notifiche.