Boxing funzionale. Pesa poco più di 50 chili di muscoli, salta come un grillo e colpisce senza pietà il pungiball nella saletta accanto a quella dove sto imparando i primi rudimenti di boxing funzionale, in una grande palestra milanese. Lei è Sofia Cavallo, tre volte campionessa italiana e vicecampionessa europea di Savate (la boxe francese). Solo un buon esempio, del tutto inarrivabile, per chi, come me, nell’intervallo di pranzo cerca un’alternativa ai soliti corsi di step o di spinning. Qualcosa di nuovo e coinvolgente, utile anche anche a scaricare un po’ di adrenalina. Come, appunto, un corso di boxing funzionale che mescola pugni e saltelli a un allenamento a corpo libero, facilitato da qualche accessorio come la corda, la palla medica, piccoli pesi.

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Passione trasversale che sta contagiando maschi dal bicipite scolpito, ma anche le modelle di Victoria’s Secret, desiderose di aggiungere alle curve qualche muscolo. O come la top model Adriana Lima, che pare viaggi sempre con una corda nella borsa. Perché non stiamo parlando delle solite sedute di boxe. Questo corso aderisce alla nuova tendenza di mixare il functional training ad altre discipline. Obiettivo dell’allenamento funzionale è quello di muovere e tonificare tutti i muscoli, compreso il cuore, mimando movimenti naturali come saltare, spostare borse, chinarsi, ma senza macchine: è il corpo stesso il fulcro degli esercizi. Con l’aggiunta dei gesti-base del pugilato tutto diventa più efficace e coinvolgente. E il ritmo è mozzafiato. «Nelle classi di Punch Boxing i partecipanti, divisi in due gruppi, lavorano contemporaneamente ma con due combinazioni diverse», spiega Ilario Volpe, direttore della training experience Virgin Active Italia. «Mentre il primo sperimenta sul sacco i classici della boxe (diretto, gancio destro, gancio sinistro, jab), l’altro fa training funzionale, vedi piegamenti, squat, slanci, con l’aiuto di piccoli attrezzi. Il tutto per brevi sessioni di circa due minuti l’una, alternate a un minuto di riposo, e scandite dal suono della campanella, come sul ring. Lo scopo è mantenere alta la frequenza cardiaca, tonificare i muscoli e nel contempo imparare i fondamentali della disciplina. Ma anche liberare la mente dalle tensioni. Scaricarle su un pungiball è davvero liberatorio. Si esce più leggeri».

Prendere nota: in un’ora si bruciano dalle 400 alle 600 calorie, si sollecita il metabolismo e l’adrenalina va a mille. E alla fine c’è chi si appassiona davvero alla nobile arte pugilistica. «Non mi stupisce», assicura Sofia Cavallo. «Il ring è fatica, frustrazione, ma soprattutto educazione, dedizione. Un luogo dove la testa si svuota e dove puoi crescere. Essere confinata in quello spazio chiuso mi ha permesso di imparare ad affrontare situazioni difficili anche nella vita. Perché non c’è avversario peggiore che noi stessi: il ring ti mette davanti alle tue debolezze, ma anche al tuo valore». Mica male per una ragazza di 21 anni. Rientrare in ufficio dopo essersi allenati a fianco a lei è quasi un life-coaching.

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Esce nei cinema il 4 aprile Butterfly, storia di una giovanissima campionessa di boxe.