Accarezzare, sentire, condividere. Appartenere. Parole che rimandano a contenuti affettivi e a un linguaggio - quello del tatto - diventati merce sempre più rara nella nostra cultura, così social e ingessata in un formalismo che penalizza i contatti fisici, moltiplicando il distacco.

Eppure, se basta una carezza per sentirsi accettati, è sufficiente, per analogia, un massaggio gentile per “nutrire” il senso di appartenenza. «Come dimostrato dalla letteratura scientifica, il massaggio è utile anche per soddisfare il bisogno di appagamento emotivo e relazionale», conferma Francesco Padrini, psicologo e psicoterapeuta corporeo a Milano.

Senza dimenticare che sfiorare la pelle ad arte, come dimostrato da studi del prestigioso Istituto Karolinska di Stoccolma, stimola gli ormoni del benessere, in particolare l’ossitocina. Un tocco gentile. Se, in generale, tutti i massaggi regalano un buon effetto fisico (miglior tono e flessibilità, pelle più compatta e luminosa), i più idonei ad assicurare anche “affetti speciali” sono le tecniche dolci, ritmiche e, magari, capaci d’indurre una sorta di regressione infantile, come il Massaggio Amazzonico, con le sue mobilizzazioni molto delicate e le vibrazioni, le oscillazioni e i dondolii, che ricordano quelli di una culla (massaggioamazzonico.it).

Sulla stessa linea troviamo il filone dei massaggi orientali, come l’ayurvedico Abhyanga, con i suoi movimenti armoniosi agevolati da abbondante uso di oli, che detossinano e rilassano profondamente (ayurvedaitalia.it), o il Tuina cinese, che attraverso una serie di sollecitazioni sui punti dell’agopuntura tratta di riflesso disturbi psicofisici e inestetismi vari, dalla cellulite alle rughe, dalla pelle asfittica all’acne (agopuntura.org).

Sul lettino o sulla poltrona? È talmente eclettico, il massaggio, da affiancare in alcuni casi il percorso psicologico, come fa lo psicoterapeuta Will Davis grazie a uno speciale massaggio che stimola il tessuto connettivo, che riveste sia i muscoli sia gli organi interni, trasmettendo una sorta di messaggio fisico ed emotivo all’intero organismo (analisifunzionale.it).

Sulla stessa scia si colloca il Massaggio Bioenergetico, utilizzato a supporto delle sedute verbali nell’omonima psicoterapia e caratterizzato da mobilizzazioni, pressioni, scrollamenti e vibrazioni sincronizzate con il respiro, le quali, precisa Padrini: «Aiutano a sbloccare le emozioni negative che, trasferendosi sui muscoli, creano una corazza che favorisce problemi di postura e disturbi psicosomatici» (bioenergetica.eu).

Dalla California con amore. Alcune delle tecniche più orientate alla “cura” delle emozioni attraverso il corpo arrivano dalla California degli anni 60 - 70 e dalla prolifica attività dell’Istituto Esalen (esalen.org), rinomato centro internazionale di terapie psicofisiche, che ci ha lasciato in eredità tecniche come il Watsu (shiatsu in acqua) e la sua versione “a secco”, il Tantsu, che si effettua in coppia per migliorare il contatto emotivo con il partner (watsu.it). Sempre l’Esalen ha visto nascere il Massaggio Californiano Emozionale, ideato per i reduci della guerra del Vietnam che avevano bisogno di guarire da traumi fisici e psicologici con manovre più soft rispetto a quelle di un massaggio classico e oggi proposto a chi, per esempio, ha bisogno di sedare l’ansia o migliorare la qualità del sonno o più genericamente detossinare mente e corpo. Si tratta di movimenti lenti e leggeri,alternati o sincroni, che iniziano dai piedi e raggiungono la testa in un fluire continuo (diabasi.it).