Tra le varie cattive abitudini che spesso pratichiamo senza esserne consapevoli c'è anche quella di respirare in modo "superficiale". In bilico tra rimpianti (passato) e progetti (futuro) e troppo poco spesso ancorati al presente ci dimentichiamo di vivere semplicemente il qui e ora. Questo modo di essere poco centrati nel tempo ma anche nello spazio ci porta ad adottare una respirazione fisiologicamente scorretta che usa il torace sovraccaricandolo di un lavoro cui non sarebbe preposto. Normalmente, come la respirazione yogica ci ricorda, si dovrebbe invece inspirare usando il diaframma, il principale muscolo respiratorio, ed espirare in modo passivo grazie all'elasticità del torace. Dal momento che la respirazione toracica può portare problemi (anche) a livello respiratorio, cervicale e posturale mentre la respirazione diaframmatica può migliorare il nostro stato fisico e mentale risulta di vitale importanza imparare a respirare nel modo corretto.

"Come riportato nell'Haṭhayoga Pradīpikā, antico testo scritto da Svātmārāma discepolo di Gorakhnāth, nello yoga le respirazioni sono nove. Nel sistema yogico la parte che si occupa principalmente della respirazione si chiama Pranayama. Con questo termine non si intendono solo le tecniche di respirazione ma anche la sincronia in cui si muovono determinati muscoli interni. Ci si concentra con la mente su alcune attività del respiro rendendolo cosciente", spiega Lavinia Cometti, fondatrice di yogaritual.it, una piattaforma per lo yoga online, blogger e fondatrice dello studio di Milano Nadyoga. "Quando sforziamo il respiro generiamo stress su alcuni muscoli intesendoli. Le cause possono essere diverse. Lo sforzo, infatti, può essere provocato da attività fisica, da una fuga da situazioni difficili o da un insieme di fattori esterni che creano ansia nel soggetto il quale intesendosi sforza appunto la respirazione", prosegue Cometti.

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Qual è la respirazione più efficace per allontanare l'ansia? "Sicuramente l'Ujjayi, una delle più belle respirazioni yogiche. La parola sanscrita può essere tradotta nel significato di "uno che è vittorioso". Il respiro Ujjayi può anche essere indicato come "respiro vittorioso", "respiro cobra" o "respiro oceanico" a causa del suono che lo yogi emette durante la pratica dello stesso. Nella respirazione ujjayi sia l'inalazione sia l'espirazione avvengono attraverso il naso. Il respiro riempie prima la parte inferiore dell'addome, poi la gabbia toracica inferiore, la parte superiore del torace e la gola. L'apertura tra le corde vocali si restringe, creando un suono sibilante. Questa respirazione udibile è stata paragonata alle onde dell'oceano. Questa respirazione ha due funzioni: la prima calma la mente e le tensioni psicologiche e ci riporta al suono della nostra natura, la seconda è che scalda dolcemente il corpo quindi viene di solito attivata per la pratica di asana", prosegue la fondatrice di yogaritual.it.

Perché imparare la respirazione Ujjayi? Sia per migliorare e potenziare la pratica dello yoga rendendo il corpo più fluido e facilitando l’allungamento sia per essere più centrati, non disperdere energie verso l’esterno, calmare la mente e conoscere meglio noi stessi. "Il respiro se lo ascoltiamo ci racconta delle cose. In stati di ansia ci racconta una storia, quando siamo innamorati un'altra", conclude Cometti prima di consigliarci questa pratica dopo il risveglio. "Ogni momento della giornata va bene per dedicarsi 20 minuti per respirare da soli e con calma, ma sicuramente il più efficace è la mattina prima di cominciare la giornata".