Di Silvia Icardi
The Loop – il celebre centro di Chicago, con i suoi spettacolari grattacieli e le luci sfavillanti – sembra lontanissimo. Invece è solo a pochi chilometri. Siamo a North Lincoln Park: un'oasi di tranquillità dove la vita scorre placida, estranea ai ritmi frenetici di Downtown. Ville di inizi Novecento dai mattoni rossi, prati all'inglese, auto che attraversano lente le strade residenziali. Poco più in là, le barche da diporto si lasciano cullare dalle acque quiete del Lago Michigan, impagabile refrigerio d'estate (quando in città la temperatura raggiunge picchi da record) e varco aperto ai venti gelidi del Canada durante i lunghi mesi invernali.
Proprio la vista del bacino, talmente ampio da sembrare un mare, si offre da questo edificio del 1923, opera di uno dei più rinomati e prolifici architetti del tempo: Howard Van Doren Shaw. La designer di interni Suzanne Lovell – nota per i sontuosi progetti, che spaziano da Chicago alla Repubblica Domenicana passando per la Florida e lo stato di New York – ha ristrutturato questo appartamento valorizzando gli elementi originari e liberandolo dai segni dell'ultimo intervento, risalente agli anni Sessanta. Il risultato – su seicento metri quadrati, che occupano un intero piano del building – è un concept moderno in una cornice classica, ricca di incantevoli stilemi risalenti alle prime decadi del secolo scorso.
Qui si respira un'eleganza garbata e al contempo audace, che ben si addice alla sofisticata coppia di padroni di casa, impegnata nella finanza e nella filantropia, con due figli ormai grandi. «Abbiamo ricreato filologicamente i particolari, senza perdere di vista l'obiettivo di un'abitazione conforme agli standard odierni. Gli impianti si avvalgono infatti di una tecnologia avanzata, celati però dietro modanature, fregi e ricami lignei. Il tutto per comporre una scenografia ricercata, adatta a glorificare l'importante collezione d'arte e antiquariato dei proprietari», spiega Lovell. Il connubio tra linee architettoniche, design e côté artistico risulta perfetto.
La professionista ha anche messo mano al layout sacrificando alcuni ambienti per ampliarne altri (come la camera padronale) e ha apportato alcune modifiche strutturali; nell'ingresso, ad esempio, ha dato slancio al soffitto a botte enfatizzandone la maestosità. «I committenti hanno formulato una serie di imperativi: il recupero dell'atmosfera Art Déco, l'attenzione ai dettagli, l'utilizzo di materiali di pregio e i richiami alla contemporaneità». La simmetria rappresenta un leitmotiv, senza mai rischiare la monotonia, essendo dinamizzata da accessori di "rottura".
Ed ecco che nel living il divano sinuoso di Vladimir Kagan fa da contrappunto al rigore del tavolo da gioco anni Trenta di André Sornay, mentre l'installazione cinetica in ottone Construction, di Sidney Gordin, interrompe le geometrie regolari nel foyer. Un capolavoro, quest'ultimo, simile a un'entrata museale, eppure pervaso da un calore tipicamente domestico. Lampade in alabastro e un sideboard laccato di De Coene Frères hanno un delizioso sapore d'antan e dialogano con una consolle modernista assieme a pezzi del nuovo secolo, rappresentati dalla panca in bronzo di Ingrid Donat. Fotografie e dipinti di autori di ultima generazione contribuiscono ad attualizzare l'insieme. Sublime, qui, è pure il ritmo delle trame in bianco e nero scandito tra pavimento e soffitto, dove trionfa l'immenso lampadario in pelle di Jacques Adnet, realizzato a Parigi dagli artigiani di Hermès.
«La selezione degli arredi è stata lunga e laboriosa e ci ha impegnato per oltre due anni», prosegue Suzanne, che ha scandagliato boutique, antiquari e galleristi negli Stati Uniti e Oltreoceano (Bernd Goeckler, Karl Kemp e Maison Gerard, in particolare) e ha presenziato alle manifestazioni più qualificate: Tefaf, Art Basel e Fog. La decorazione percorre epoche e linguaggi diversi, capaci di fondersi in uno squisito equilibrio stilistico. Mobili iconici dalle firme esclusive – Jules Leleu, Edgar Brandt, Eugène Printz, André Sornay, Paolo Buffa e Jacques Adnet – vengono accostati senza forzature agli artwork di personalità internazionali.
Meritano una citazione le fotografie di Andrew Moore e i quadri di Karen Gunderson, Raffi Lavie ed Esteban Vicente, nonché agli allestimenti di Ingrid Donat e Richard Buckminster Fuller. Suzanne Lovell ha onorato le parole dell'inglese Sir John Soane (1753 – 1837), il quale suggeriva ai "colleghi" progettisti di «pensare come un poeta, ornare come un pittore, eseguire come uno scultore». Il segreto, da sempre, di una magistrale poetica dell'abitare.