Di Fiammetta Bonazzi

La luce già calda dei primi giorni di marzo accarezza dolcemente i viali di Belgravia, il quartiere di Londra a due passi dal traffico convulso di Westminster e dal parco immenso che sfiora i cancelli di Buckingham Palace. Questa zona aristocratica e tranquilla – tuttora sede di ambasciate e residenze altolocate dalle facciate neoclassiche – venne creata all'inizio dell'Ottocento da Richard Grosvenor: un marchese appassionato di urbanistica e titolare dei terreni sui quali, nell'arco di neppure un secolo, si è sviluppato l'intero distretto. In omaggio a Chester – la sua città natale, non lontana da Liverpool e capoluogo della verde contea del Cheshire – il munifico nobiluomo volle fondare nel cuore di Belgravia l'elegantissima piccola piazza omonima, raccolta intorno alla chiesa anglicana di St Michael's e circondata da dimore prestigiose. Qui hanno abitato la scrittrice Mary Shelleye re Giorgio II di Grecia; in tempi più recenti: l'attore Tony Curtis, il regista Blake Edwards con la moglie Julie Andrews, Mick Jagger, Mariann

Gesso e guscio d’uovo: la palette acromatica dei perimetri è come una tela solcata da pennellate

e Faithfull e la celeberrima chef/food writer Nigella Lawson, nonché la lady di ferro Margaret Thatcher, negli ultimi anni dopo il ritiro dalla scena politica. Davanti alle torri in pietra dell'edificio sacro si affaccia l'appartamento di una coppia di imprenditori inglesi attivi nel campo della moda. A ridisegnarlo sono stati Patrick Gilles e Dorothée Boissier, talentosi decoratori francesi legati nella vita, oltre che nella professione. Cresciuta nel team di Philippe Starck, Dorothée ha incontrato il futuro socio e marito nell'atelier di Christian Liaigre; nel 2004 hanno deciso di mettersi in proprio, avviando uno studio indipendente a Parigi. E le loro attitudini – fortemente complementari – sono diventate presto un atout straordinario nel determinare l'evoluzione di uno stile di grande appeal emotivo, unito ad assoluto rigore, apprezzato da una clientela internazionale.

A loro i proprietari hanno chiesto di immaginare una casa sartoriale, in sintonia con l'erudito background di famiglia. L'esito è uno spazio confortevole, sospeso nel tempo, tagliato come un abito di ottima fattura e realizzato in materiali pregiati, pensato per vivere e ricevere, ma anche per accogliere una ricca collezione d'arte contemporanea, con un corollario di oggetti etnici e fotografie d'autore. Gilles & Boissier hanno iniziato a lavorare sull'involucro seguendo lo schema tipico dei loro progetti, capaci di restituire incanto e armonia perfino alle location all'apparenza più anonime. Il bianco assoluto di soffitti e pareti è reso grintoso dall'inserimento di alcune boiserie in ebano a tutta altezza: un potente tratto grafico che scandisce i diversi ambienti, enfatizzandone i volumi. Il fondale predilige i toni acromatici – soprattutto gesso e guscio d'uovo – con qualche calibrato contrappunto noir e marron glacé, in un gioco di geometrie e contrasti. I pavimenti, caratterizzati da un parquet a larghe doghe color miele, accolgono coerentemente tappeti nelle sfumature beige e cammello. Nel bagno, dal mood Art Déco, si staglia il marmo candido solcato da macrovenature scure: un pregiato rivestimento che si estende fino alla vasca e al monumentale vano doccia. «Abbiamo cercato di dare forma a un luogo dallo charme sottile, contraddistinto da una sua intrinseca raffinatezza svincolata dai trend imperanti. Qualità, del resto, che rispecchia il lifestyle dei nostri committenti», sottolinea Dorothée Boissier.

Quanto alla scelta dell'arredamento, i due interior decorator si sono concentrati su pochi pezzi dal forte temperamento: i divani classici del soggiorno, di Jean-Michel Frank, dialogano amabilmente con i tavolini laccati di Christian Liaigre e le sculture provenienti da diverse epoche e latitudini. Nella camera padronale, la straordinaria raccolta di ritratti fotografici di Horst P. Horst valorizza il letto foderato in tessuto nero. In cucina, dove si coglie inalterata la medesima classe degli altri locali, le solide mensole a vista, il tavolo dal ripiano in marmo e il lampadario in seta cruda sono stati disegnati custom-made dagli stessi Gilles & Boissier, al pari dei sideboard in abete lucidato e della consolle nel salotto: razionale, ma addolcita dagli artwork in corallo e cristalli. Gli interventi su misura sono delicati, mai vanitosi, eppure fondamentali nella costruzione di un insieme sofisticato. È stata sempre di Gilles & Boissier l'idea di dividere l'area kitchen dal living con una porta in cuoio lavorato a sbalzo, quasi fosse una borsa iconica, che con l'utilizzo accresce il suo fascino. «Ho un debole per la materia naturale, in continua trasformazione. Mi piace pensare che le essenze, il velluto, il lino e le lane si ricoprano con il trascorrere degli anni di una patina unica e speciale», conclude Boissier. Un po' come accade con i volti umani, sui quali – in assenza di inutili maschere e pretestuosi artifici – si può leggere la storia di una vita, in tutta la sua intensa bellezza.