Ogni raccolta d'arte è un universo a sé stante, che presuppone un luogo idoneo per esibirsi allo sguardo amorevole del suo artefice; perché, scriveva il filosofo Walter Benjamin, «il collezionista vede in ciascuno dei suoi oggetti il mondo stesso». Così la pensano anche Alfonso Fernández y López ed Enzo Pineda: titolare di una società finanziaria il primo, art director del salone di hairstyling Metodo Rossano Ferretti l'altro, i quali hanno orchestrato la loro residenza a Madrid come un'accogliente Wunderkammer, ideale per una contemplazione privata o aperta a una cerchia ristretta di amici. «Il mio compagno e io siamo follemente attratti dagli artisti spagnoli che si sono espressi fino agli anni Sessanta del Novecento, ma abbiamo anche qualche ritratto inglese della fine del XVII secolo e alcune sculture contemporanee di Amadeo Gabino e Curro Ulzurrun», racconta Fernández, orgoglioso pure di una statua classicheggiante dalla Real Academia e di scenografiche maschere in gesso dal fascino antico. «Dopo avere abitato per diverso tempo fuori città, aspiravamo a un cambiamento radicale. Abbiamo cercato a lungo un appartamento dotato di una personalità spiccata, uno scrigno dove ambientare le nostre opere del cuore. E ci siamo innamorati subito di questo edificio firmato negli anni Cinquanta dall'architetto Luis García de la Rasilla, colpiti dall'aria newyorkese della facciata in mattoni e dal giardino segreto nel cortile», prosegue il proprietario. La coppia ha dunque coronato il suo sogno nel quartiere di Chamberí, un'oasi lontana dalle folle di turisti e dai fulcri della movida, pur trovandosi ad appena un chilometro dal centro. Le vie circostanti invitano a muoversi a piedi alla scoperta dei bei palazzi ottocenteschi e dei ristoranti di tapas. La casa, al pianterreno, è una sequenza di stanze gravitanti attorno al vasto salotto affacciato sulla vegetazione, frutto di un attento lavoro di restyling da parte di Lorenzo Castillo, affermato interior designer, al quale i due professionisti hanno affidato un budget senza restrizioni, desiderosi di valorizzare al massimo i cento metri quadrati di superficie. «Il passo iniziale è stato definire un layout open, condizione indispensabile per una prospettiva fluida e ariosa attraverso le porte scorrevoli che connettono le singole aree del living.

l’atmosfera ricorda i cocktail bar newyorkes e i club inglesi: lusso e languido relax al maschile

Ho puntato su cromie calde e avvolgenti, capaci di conferire armonia all'insieme, ispirandomi alla lezione degli artisti del mio Paese a partire dal 1600». Il risultato è un sofisticato mood metropolitano dal carisma maschile, in equilibrio tra classico e avanguardia. I colori richiamano la dimensione dei gentlemen's club inglesi: testa di moro, tabacco, beige e seppia, vitalizzati da sprazzi di verde bosco e ottanio, nonché dai tocchi dorati dei metalli ricorrenti su wallcovering e accessori disegnati perlopiù da Castillo, che oltre a seguire il progetto ha ideato gli arredi, affidandone la realizzazione ad artigiani connazionali. Il soggiorno testimonia il concept nei minimi dettagli. La palette dei marroni è ravvivata dai pattern geometrici o a foliage dei tessuti utilizzati per divani e poltrone; un dialogo di chiaroscuri ripreso anche dalle ampie righe verticali dei tendaggi. A regalare luminosità intervengono i bagliori dei tavolini e di certe finiture. Nella sala da pranzo esagonale, Castillo ha puntato su un accordo di simmetrie. Gli artwork sono in nicchie speculari, le librerie in rovere ebanizzato e i soprammobili sfilano in tandem, trasmettendo una sensazione di calma assoluta da assaporare con gli ospiti. Analogamente, l'immagine riflessa nello specchio fumé del soffitto restituisce la forma esagonale del pavimento. Ovunque, i grafismi ammiccano a epoche e stili differenti: dalla Cina d'antan alla Roma imperiale fino all'Art Déco di matrice americana passando per il Barocco spagnolo, in una cangiante pluralità di voci. È il trionfo di materiali preziosi e pezzi bespoke: in cucina, il pensile golden dalle mensole trasparenti è accostato al mobile a cassetti da farmacista in rovere chiaro, con top di marmo Calacatta Viola, ripetuto nella pavimentazione. L'atmosfera, qui, ricorda un cocktail bar di lusso. La cabina armadio – vivacizzata da un carpet vintage in pelliccia di leopardo – introduce alla zona notte, avvolta in un mélange di noce ed ebano abbinati al parquet in pino tinto scuro. Nella suite padronale, una sensuale wallcovering in seta smeraldo mette in risalto il blu plumbeo del velluto del copriletto. «Ho voluto evocare gli interni dei grattacieli della Manhattan anni Trenta e, a tratti, quelli coloniali », puntualizza Castillo. Per sottolineare la citazione, ha previsto un tripudio di superfici specchianti. Scintillii e riflessi si rincorrono in giochi di luci, fino al coup de théâtre in bagno: un bijou tutto d'oro, con una ricercata panca di gusto Luigi XVI acquisita a un'asta di Christie's e poi rivestita in nero e argento. Fantasmagorico caleidoscopio di divertita esclusività.