Vicinissimo si estende il Parco Ibirapuera, nato nel 1954 dalla collaborazione tra due talenti puri: l'archistar Oscar Niemeyer e l'amico paesaggista Roberto Burle Marx. Un'autentica foresta nella città, che sta a San Paolo del Brasile come Central Park a New York, con in più un planetario, un museo e un auditorium. La sua eco lussureggiante e creativa si irradia ispiratrice in questa villa/oasi: un mondo a parte dove la quiete regna suprema, mentre fuori pulsa la vita metropolitana del vivace quartiere di Vila Nova Conceição. I grattacieli circostanti si intuiscono appena oltre la sequenza di pareti costellate di iris, felci e impatiens in fiore. Ideazione dello studio Quadro Vivo, generano un rigoglioso giardino verticale, pronto ad avvolgere la dimora a trecesentosessanta gradi, trasformandola in un nido a diretto contatto con il paesaggio.

Dalle immense vetrati trasparenti il paesaggio irrompe negli interni

Il "guscio" green cela una casa seducente, curata da Fernanda Marques (interior designer di fama internazionale, chiamata a collaborare con marchi prestigiosi quali Ermenegildo Zegna e L'Occitane), che per questa abitazione di San Paolo ha esaudito due grandi desideri della coppia di proprietari. «Innanzitutto, una piscina. Poi, una dimensione intima che integrasse in modo spontaneo la collezione d'arte contemporanea, forte di acquisizioni importanti nel panorama brasiliano». La prima esigenza ha prodotto un autentico colpo di teatro: la piscina outdoor lambisce il living attraverso superfici trasparenti, le stesse che con gusto pittorico incorniciano la vegetazione. L'acqua turchese e i giochi di bollicine entrano in soggiorno, producendo uno spettacolare effetto acquario. Grande alleato: il vetro tecnico dallo spessore minimo (otto centimetri). «Volevo un elemento di forte tensione visiva», prosegue la decoratrice. E ha colto nel segno. Accessibile sia dal pianoterra sia, mediante una scala, da una veranda al livello superiore (che ospita le camere da letto, un ufficio e la sala fitness), la swimming pool si aggiudica il ruolo centrale, attirando lo sguardo da innumerevoli prospettive.

Quanto alla seconda richiesta, Fernanda – eletta di recente membro del Latin American Acquisitions Committe e per la Tate Modern di Londra – ha lavorato mirabilmente sul layout, nell'intento di conferire dignità museale a tele e sculture. «Ho puntato su un'architettura aperta. La luce scorre fluida, senza incontrare barriere, e fa brillare gli artwork di Ernesto Neto, Edgard de Souza, Miguel Rio Branco, Luiz Zerbini e Tunga». Anche l'arredamento si inserisce nella scia del minimalismo. «Ho scelto silhouette confortevoli ma rigorose, efficace controcanto alle opere. Così l'ambiente ha un inequivocabile mood domestico, pur essendo punteggiato di preziosi capolavori».

L’illuminazione esalta

gli oggetti della collezione, trasformandoli in carismatici attori di una pièce

La sintonia tra mobili e raccolta privata è perfetta; ciascun elemento sfoggia uno spiccato carisma e tuttavia si esprime con un linguaggio comune, una sorta di squisito esperanto composto da finiture e forme complementari. Succede in ogni angolo: dal salotto, dove due sedute spezzate e rovesciate sul pavimento, di Marcius Galan, riecheggiano l'essenzialità del divano Michel di B&B Italia, fino alla sala da pranzo con il monumentale tavolo firmato Joaquim Tenreiro, visual artist e gura di spicco del design brasiliano della metà del Novecento; la base in cemento e il top in jacaranda si fondono con le geometrie di quadri e installazioni. Il copione prosegue nella camera padronale: tavolino e poltrona nel corner lettura sono rispettivamente di José Zanine Caldas – maestro dell'intaglio a vocazione organica – e Lina Bo Bardi, poliedrico genio di origine italiana naturalizzata brasiliana. A muro, una tavola del paulistano Nuno Ramos; cinetica e lirica al tempo stesso, ipnotizza alternando spruzzi di colore a tracce in bianco e nero. All'esterno, una panca scultorea forgiata da Hugo França racconta l'amore per il materiale locale d'eccellenza: il legno, in particolare quello recuperato dalla deforestazione incontrollata. A suggello del patto tra natura e cultura.