Passeggiata nella bellezza, ovvero un chilometro di strada nella capitale madrilena su cui si affacciano tre dei più importanti musei al mondo: il Nacional Centro de Arte Reina Sofía, il Thyssen-Bornemisza e il Nacional del Prado. Proprio di fronte – in un signorile palazzo ottocentesco – si trova questa casa scelta da un'appassionata collezionista come luogo ideale per abitare e conservare la sua ricca raccolta. Qui infatti l'arte è protagonista, in una passerella di lavori con focus sul secolo scorso. E certo non poteva mancare il genio spagnolo del Novecento: Pablo Picasso (la cui variopinta serie di piatti e brocche orna la sala da pranzo), accompagnato da M.C. Escher, Dubuffet, Calder e da una statua in legno di Manolo Valdés riecheggiante Las Meninas di Velázquez, uno dei simboli stessi del Prado.
Il compito di realizzare uno scrigno adeguato per tali tesori è stato affidato al designer Pablo Paniagua, fondatore dell'omonimo studio assieme ai due fratelli. «La committente sognava uno spazio coerente con l'edificio, ma pure promotore di un dialogo armonioso con gli artwork, rappresentativi di varie epoche, fino alla contemporaneità. Ecco perché ho scelto un linguaggio architettonico neoclassico, neutro ed elegante», afferma Pablo. Il professionista si è concentrato sulle delicate modanature a soffitto e sui pattern dei pavimenti di alcuni ambienti, splendidi nei grafismi ottenuti alternando il marmo Bianco Dolomiti e la pietra scura Calatorao, su ispirazione della Piazza del Campidoglio a Roma, progettata da Michelangelo. Le pareti sono state concepite all'insegna di un'avvolgente sensorialità: rivestite in carezzevole seta pregiata (la stessa dei tendaggi), chiara nel living, di una sfumatura tabacco nell'ingresso e nella zona dining. Invisibile, ma necessario, l'avanzato sistema tecnologico di controllo della temperatura e dell'umidità.
L'arredamento è fortemente personalizzato. Paniagua e il suo valido team hanno disegnato e prodotto la maggior parte degli elementi: lineari eppure dal potente impatto decorativo per le finiture in metalli preziosi. Come un fil rouge, oro e bronzo tornano sui tavoli francesi Impero e su quelli anni Settanta, sui lampadari di Hervé Van der Straeten, cornici e applique. Studiatissimi ed eclettici i mix: sofà rigorosi accostati a intagli elaborati; il letto della camera padronale, perfettamente squadrato, abbinato a due vezzose cassettiere russe del XIX secolo con funzione di comodini; una banquette antica si confronta con un'iconica opera appartenente alla serie L'Hourloupe, di Jean Dubuffet. «È stato emozionante trovarsi vis-à-vis con pezzi dal valore inestimabile. La proprietaria è diventata una carissima amica e andiamo spesso a farle visita, talvolta presentandole altri nostri clienti, perlopiù galleristi interessati a entrare in contatto con lei», conclude Pablo, felice del nuovo, appagante sodalizio nel nome dell'estetica.