Nella fotografia in alto, il primo accessorio arrivato nel soggiorno è stato il tappeto pittorico in seta, realizzato su disegno e ispirato al Giappone. Le poltrone sono anni Sessanta; composizione di tre tavolini in bronzo e vetro di Murano, scelti presso la Galerie Glustin Paris, come i paraventi. A sinistra, vaso Seventies, opera di Pino Signoretto.
Ha portato l'impetuoso vento dell'Est nell'architettura d'interni. Nato in Georgia e cresciuto sui libri di Lev Tolstoj, Irakli Zaria ha scoperto il mondo del décor sulle pagine di una rivista patinata, quando aveva diciassette anni. Uno di quegli incontri fatali destinati a cambiare il corso dell'esistenza e che l'ha indotto a riporre in un cassetto la laurea in economia, per studiare design. Regista di audaci scenografie, è noto per il talento nel tenere in equilibrio trame, colori e volumi, calibrando inclinazione bespoke, vintage, antiquariato e arte (elemento, quest'ultimo, irrinunciabile). «L'obiettivo è la creazione di spazi carismatici e articolati, piacevoli da abitare e contemplare», sintetizza. Oggi Zaria ha casa e studio a Mosca, città nella quale vive anche la maggioranza dei suoi clienti. La residenza londinese illustrata in queste pagine è pensata appunto per una coppia moscovita: lui uomo d'affari, lei famosa fashion blogger. Pendolari di lusso tra le due capitali, hanno deciso di regalarsi un'isola felice a Kensington, dove trascorrere in serenità i giorni da expat assieme ai loro tre bambini. Il regale pied-à-terre è celato dietro la facciata di un palazzo moderno, contornato dagli edifici neoclassici che fronteggiano Hyde Park. Dopo la ristrutturazione, tuttavia, di anglosassone è rimasto solo il contesto.
La dimora è avvolta nell'oro degli splendidi paraventi giapponesi antichi e nel bronzo di alcuni arredi e lampadari: bagliori ricchi di fascino, che illuminano preziosi intarsi e ricami. Come spesso nei suoi lavori, Zaria ha usato inoltre wallpaper tessili (seta, lana e rafia), in un gioco armonioso di consistenze. «Adoro i metalli, ma il loro utilizzo impone di concentrarsi sulle texture. Perciò alterno superfici lucide e opache, ruvide e lisce. Solo così l'effetto non risulta troppo abbagliante».
Volutamente eclettiche sono le molteplici fonti d'ispirazione: le geometrie Art Déco contrapposte alle forme essenziali di Jean-Michel Frank; il glamour hollywoodiano di Vladimir Kagan versus il rigore di Milo Baughman, fautore di una semplicità sofisticata e maschile. Molti mobili risalgono ai Settanta: il decennio di riferimento, «per imprimere freschezza». Infine, un tripudio di quadri, sculture e vetri da collezione, «in grado di donare espressività e magnetismo», conclude Irakli. La palette è graduata sul gusto dei committenti, che la chiedevano accogliente e al contempo vibrante. Ecco, dunque, sfumature talcate e pastello in contrasto con toni più accesi, come quello del tappeto capolavoro nel living: un esotico, opulento verde oceano.