Dettagli di pregio, finiture impeccabili ed eleganza low profile. È il trionfo dell’inimitabile savoir-faire italiano

Oggi, nella tarda era Zuckerberg, l'architetto si sceglie anche sui social. È il caso di Maria Duborkina, contattata da uno dei suoi diecimila follower su Instagram per un incarico prestigioso: il revamping di un appartamento di circa duecento metri quadri ospitato nella Ca' Brutta. Il noto palazzo – a Milano, angolo Via Moscova – fu disegnato da un giovane Giovanni Muzio a inizio anni Venti; si trattò di un'opera di esordio assai discussa e neppure un intellettuale ed esteta raffinato del calibro di Alberto Savinio – fratello di Giorgio de Chirico – riuscì ad apprezzarla, trovandola «torva, scontrosa, inamabile».

Per i milanesi avvezzi alle grazie del Liberty divenne così la ca' brütta (nell'espressione dialettale), indecifrabile rebus di timpani, colonne e archi stilizzati dalle spaesanti asimmetrie. Il controverso capolavoro si è tuttavia preso la rivincita: è ormai considerato un manifesto del Novecento e da qualche mese è stato sottoposto alla tutela della Soprintendenza. Maria ha affrontato serenamente il confronto con un monumento tanto celebre. Nata in Russia, ha conseguito la sua laurea all'Accademia di Architettura di Mendrisio e, a trentuno anni, guida lo studio MD Creative Lab a Lugano.

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Marie Claire Maison


La residenza meneghina rappresenta il primo progetto in Italia, gestito con piglio personale: non un inchino acritico alla storia, bensì il riflesso del gusto dei padroni di casa, una coppia high-class divisa tra il capoluogo lombardo e il Brasile. La dimora esprime una sobria eleganza, conferita da arredi contemporanei made in Italy; impreziosiscono l'insieme la ricchezza dei materiali, le citazioni Déco e la forte componente bespoke. «Le porte dell'epoca, in pessimo stato di conservazione, sono state riprodotte ex novo sul modello delle originali, custodite ora in un apposito magazzino», spiega. Sono stati invece restaurati i parquet in essenza di quercia, incorniciati da profili in Kerlite dove persistevano le tracce dei muri abbattuti, nell'ottica di ottenere un layout più arioso.

La parete della sala TV è rivestita da una boiserie custom-made, per richiamare il legno del pavimento. Quanto al soffitto della camera padronale, ha mantenuto i decori in gesso, valorizzati da una sospensione che ne segue armoniosamente le geometrie. «La relazione con il contesto è stata cercata lavorando sui colori, ispirata dal gioco di chiaroscuri della facciata», riprende Duborkina. Con l'aiuto di Iris Behrens, sua consulente di fiducia, ha ripreso la scala dei grigi creando un guscio neutro che avvolge tutte le stanze, dai muri ai tappeti; dettagli dorati aggiungono luce e femminilità. Se la Ca' Brutta è connotata da una «certa bellezza virile», come scrisse il critico Fulvio Irace, questi interni hanno un tocco garbato alla Jean-Louis Deniot, designer di cui Maria è una fedele fan. In un'interessante dialettica compensativa, che dona nuovo fascino all'enigmatico edificio.