Nella fotografia in alto, nel living affacciato sul parco, sofà su misura (ornati da vasi in cuoio e crine, Sho Modern); coffee table della linea River Stone, Phillips Collection. Sulla parete, a sinistra, Grandma, Marlon Portales Cusett, e Philip Glass ritratto da Chuck Close; sullo sfondo, maxipannello in marmo, di Antolini.
Trait d’union di sapore urbano, la struttura in zinco incornicia le vetrate XL e i padiglioni esterni
Vista lago ai massimi livelli. Per la precisione sul vastissimo Michigan, lungo le cui sponde – per cinquanta chilometri – si estende Chicago, perla dell'Illinois e metropoli da record con i suoi tre grattacieli nella classifica dei primi quindici al mondo; in primis la Willis Tower, colosso da quattrocentoquarantatré metri su oltre cento piani. Fatte le dovute proporzioni, risente dell'ardito genius loci pure questa villa a tre livelli, ribattezzata Zinc House in virtù della facciata dalla struttura portante in zinco, alleggerita da finestroni verticali. Attorno, un giardino alberato dalle immense fioriere in acciaio incornicia un articolato dedalo di lounge a cielo aperto. «Un'abitazione in empatia con l'ambiente circostante e dal concept non convenzionale. Gli interni, nel desiderio dei committenti, dovevano rispecchiare con altrettanto coraggio la sfida dell'esterno, realizzato da dSPACE Studio», sottolinea Jennifer Kranitz di Project, che ha invece firmato la decorazione.
Cuore del layout è il living a doppia altezza che ingloba salotto, area pranzo e cucina, dalle monumentali pareti vetrate e porte scorrevoli, per una libera circolazione di aria e luce. Lineari interventi bespoke accostati al made in Italy e ad arredi iconici (molti di Eero Saarinen) creano un'atmosfera di eleganza informale. Lo spazio è concepito come un teatro, dove il blocco kitchen funge da quinta. «In un gioco sottile di allusioni e dissimulazioni, abbiamo rivestito la cappa con una lastra in marmo ad alto contrasto, in modo che sembrasse un lavoro astratto in dialogo con le altre opere».
I padroni di casa – Jared e Stefanie Schenk, coppia con tre figli – sono infatti appassionati collezionisti. Privilegiano la figurazione contemporanea (a eccezione dei candidi pannelli di Gina Dorough Surface Studio) e hanno costellato la dimora dei pezzi più amati: Philip Glass immortalato da Chuck Close, Two Girls in Green di Alexa Horochowski e un ironico dittico su sfondo rosa shocking, ritratto a grandezza naturale di due contadini cubani, lui in biancheria, lei in topless. Sono i nonni del visual artist Marlon Portales Cusett, scoperto dagli Schenk durante un viaggio all'Avana, quando era ancora studente. Da allora i coniugi hanno continuato ad acquistare e sostenere autori cubani, da Vladimir León Sagols al fotografo Adrián Fernández. Uno sguardo erudito, tra curiosità e mecenatismo.