Un romantico giardino pensile incastonato tra i tetti di Brera dona respiro a questa dimora. Qui, nel prestigioso design district milanese, il rintocco delle campane, i ballatoi dalle ringhiere in ferro e i voluttuosi tralci di piante ricadenti delineano un'atmosfera quieta, protetta dal silenzio. «È un angolo di pace che ha davvero il potere di stregarti», assicura l'architetta Patrizia Giacometti, proprietaria dell'appartamento acquistato in passato dal padre Gianfranco, imprenditore brianzolo ora scomparso. Un forte legame – affettivo e nelle comuni inclinazioni estetiche – univa genitore e figlia, al punto da indurre quest'ultima a occuparsi in prima persona dell'elaborata ristrutturazione.
Attraverso un progetto sartoriale, Giacometti si è affrancata dalle controsoffittature preesistenti e dalla penalizzante scala cromatica di grigi resi glaciali dai neon. Ha cercato, al contrario, un'illuminazione sofisticata, inserendo lampade originali di Luigi Caccia Dominioni e superfici specchianti incorniciate da boiserie in gesso: «Servono a nascondere strategicamente mensole e armadi; appartengo al segno dellaVergine e divento maniacale se si parla di ordine». Gli elementi d'epoca – quali il maestoso camino fine Ottocento in marmo Calacatta oro, nel living aperto sul terrazzo – si stemperano nel dialogo con arredi Déco.
Il vero coup de théâtre, tuttavia, è innescato dalle opere del Novecento italiano presenti in ogni stanza. Capolavori firmati Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Mauro Reggiani, in parte raccolti dall'amato papà, collezionista fin da quando Patrizia era bambina, altrimenti selezionate, più di recente, per questa abitazione da lei e dal marito, Stefano Civati: art consultant che vanta un'esperienza presso la galleria newyorkese Annina Nosei, scopritrice del geniale Jean-Michel Basquiat, nonché la prima a coglierne la tormentata dirompenza creativa.
Nella loro totale assenza di colore, le tele acromatiche risultano in simbiosi con l'ensemble domestico. Il compito di creare un piacevole contrasto spetta al pavimento scuro in parquet di rovere tinto, fil rouge dall'ingresso al soggiorno e sintonizzato su rari mobili in legno, come la scrivania di Jacques Quinet degli anni Quaranta; proviene dall'Eliseo ed è stata acquistata presso la boutique antiquaria meneghina Robertaebasta. L'armonia classicheggiante pervade pure la zona notte. Nella camera il letto bespoke convive con il paravento americano della prima metà del XX secolo, mentre il bagno padronale è un'alcova scintillante di dettagli preziosi, dalle applique di Luigi Brusotti alle due vetrate Liberty a parete. Puro décor dal gusto ineccepibile.