Nella fotografia in alto: la sala dominata dal sofà sinuoso, in lino e lana bouclé, accostato alle due poltrone Drummond, di Plant.Collections; coffee table su disegno; luce Luminator creata da Pietro Chiesa nel 1933, FontanaArte. Tappeto e camino custom-made. Qui sotto, Esprit de Baron Ochs-Five (1977), acrilico di Jules Olitski.
Il motivo a raggiera ricorre su vari elementi: citazione della perfetta geometria del sole, astro lucente
Si percepisce il respiro di Parigi in questa dimora charmant situata in un palazzo di inizio Novecento, con la facciata concepita dall'architetto Art Nouveau Louis Sorel. Ubicato sulla collina di Chaillot, nel XVI arrondissement, l'appartamento gode di un affaccio magnetico sui gioielli della città: la Tour Eiffel, Montmartre, l'Opéra, il Louvre, il Grand Palais. Un contesto sublime, che Damien Langlois-Meurinne ha onorato negli interni da lui firmati per una coppia di imprenditori americani in ambito dot.com.
Il designer, dopo un avvio di carriera nello studio di Christian Liaigre, è oggi autore di spazi retail a Manhattan, sontuose Spa in Cina e progetti di case in tutto il globo; vanta inoltre collaborazioni prestigiose con brand quali Zimmer + Rohde, Pouenat e il londinese Sé. Il suo primo passo, nella residenza, è stato rivoluzionare il layout in modo che il terrazzo (quaranta metri quadrati) confinasse con la maggior parte delle stanze, regalando scorci impareggiabili. Ha poi affidato a trame e colori un dialogo virtuoso tra in & out. La Senna è evocata dal motivo a gocce stilizzate dei maxitappeti, mentre il fluire del fiume è richiamato dal top del tavolo in vetro, dipinto da Florence Girette: la stessa decoratrice che sulla parete della camera padronale ha creato il carismatico pannello a onde e increspature. Il cielo della capitale è citato invece dalla palette di grigi e azzurri.
«Per un corridoio mi sono ispirato all'artista statunitense James Turrell e alle sue ricerche sulla luce. Così, ho verniciato di celeste un solo muro, che produce riflessi cangianti sugli altri lasciati bianchi e sul soffitto», rivela Damien. Strategici tocchi celebrano la Ville Lumière punteggiando i locali di bagliori. In un concerto di ottone, bronzo e oro brillano gli chandelier, le finiture della boiserie nel foyer (di spettacolare minimalismo) e una costellazione di coffee table, alcuni custom-made, altri del geniale Jonathan Adler.
Langlois-Meurinne ha optato per uno squisito taglio sartoriale, disegnando lui stesso molti arredi o affidandosi a interventi bespoke di aziende selezionate, in un quadro d'insieme all'insegna del soft touch. «Prediligo gli elementi sussurrati, capaci di svelarsi poco a poco, per trasmettere vibrazioni sottili», spiega. La disposizione simmetrica degli accessori comunica ordine e leggerezza; il rigore della proporzione risulta addolcito da materiali nobili e soffici velluti, mentre le linee flessuose di sofà e poltrone paiono abbracciare gli ambienti. Le opere d'arte – quadri e sculture – sono inserite con discrezione, in virtù di una impeccabile coerenza cromatica. L'armonioso affresco abitativo è infine vivacizzato da divertissement grafici. È il caso del camino in gesso nel living, ornato da un fascio di raggi: una suggestione che viene ripresa nel pavimento dell'ingresso, ottenuto alternando marmo Verde delle Alpi e Statuario. Simboli del sole parigino, che bacia la pura bellezza.