Nella foto in alto: nel living vista parco, sofà Convert, Prostoria, in lana di Kvadrat; tavolino basso centrale bespoke, in acciaio e marmo Nero Marquina, design Studio Nohau; tappeto Rocky, di Élitis. Sulla parete a destra, opera Le Grand Diptyque, creata su commissione da Julien Colombier, artista attivo a Parigi.
Querce centenarie ombreggiano il giardino dove Holly – un pony dallo sguardo mansueto – va a caccia di ghiande, mentre tra due cespugli spunta il muso di Troll, pecora delle isole Shetland. Sullo sfondo, un raggio di sole accende le bionde pietre di questa casa nel cuore del Perche, in Normandia: territorio di foreste, dolci colline e antichi villaggi, a due ore dalla capitale francese. Un quadro bucolico perfetto. Tuttavia, appena varcata la soglia, il linguaggio compositivo cambia radicalmente, sovvertendo i tradizionali codici rurali. «Quando ho deciso di ristrutturare la fattoria, composta da due edifici indipendenti, avevo un obiettivo chiaro: creare uno spazio raffinato, lontano dallo stile country più convenzionale», spiega Vincent-Louis Voinchet, designer parigino fondatore dello Studio Nohau, nonché proprietario della tenuta, battezzata Maison Ceronne.
Dopo due anni di restyling, i muri diroccati del casale normanno dai pavimenti in terra battuta hanno lasciato il posto a un'elegante residenza di novecentocinquanta metri quadrati, suddivisi in una ventina di ambienti, comprese otto camere da letto con bagno annesso. Originariamente destinata ad accogliere gli amici innamorati della regione, la dimora oggi è anche un hotel aperto nei weekend e lungo tutta la stagione estiva.
Contribuiscono al comfort assoluto un parco, due piscine, sauna e hammam, oltre a una palestra e all'immancabile sala cinema. In direzione di una spiccata contemporaneità, Vincent-Louis ha puntato su materiali eterogenei. «Alle tradizionali travi a vista e alla pietra naturale ho associato il cemento armato colato in stampi di legno, per un aspetto più organico». Privilegiati anche il marmo e l'acciaio. Quest'ultimo è il vero protagonista della scenografia, forgiato in delicate griglie aeree a delimitare i locali lasciando fluire, al contempo, la luce generosa; nei fini telai di porte e finestre controbilancia la matericità imperante, in particolare nell'immenso living dai soffitti di sette metri, pensato come una serra lussureggiante.
La palette si declina in un dialogo dominante tra bianco e nero, scandito da misurati inserti di colore. La decorazione è eclettica, un mix di mobili bespoke e pezzi vintage da diverse decadi del Novecento: tesori scovati nei mercatini delle pulci e nelle botteghe antiquarie di mezza Europa. «Ogni arredo ha una storia da raccontare. In cucina, per esempio, le lampade sul piano di lavoro provengono da un teatro dismesso di Bruxelles», conclude Voinchet, che ha saputo tradurre in un sofisticato affresco le sue principali fonti di ispirazione: i lavori realizzati negli anni Quaranta in Giappone da Charlotte Perriand, il Bauhaus e il minimalismo nipponico. Equilibrio sottile di epoche e suggestioni, per un luogo quintessenza dell'art de vivre.