Con le sue vetrate a tutta altezza, l'ampia sala ospita diversi tipi di materiali: ferro reso affascinante dalla patina del tempo per scala e ascensore, pietra grezza alle pareti, cemento lucidato a terra. I divani, abbinati a tavolini in legno su progetto, sono di Marabierto, rinomato indirizzo di interiors.
Un cuore di pietra tipico delle chacra, le dimore rurali uruguaiane. E un involucro trasparente che fa dialogare in & out, sole e penombra, le ruvide atmosfere domestiche con l'abbraccio vitale del parco: tre ettari di pini, acacie, salici, palme, piante aromatiche e alberi da frutto allungati a perdita d'occhio fino all'oceano.
Quando l'imprenditore argentino Alejandro Daian ha deciso di comprare casa a Punta del Este, eden oltre il Rio de la Plata, non ha avuto dubbi. «Seguo progetti immobiliari in Uruguay e Argentina. Qui siamo a un'ora di volo da Buenos Aires e questa è l'oasi ideale in cui soggiornare nelle trasferte di lavoro, ma anche dove trascorrere le vacanze»; periodi allietati dalla compagnia della moglie Andrea, professionista nel settore petrolifero, del figlio undicenne e degli amici, ospitati nei millequattrocento metri quadrati – cinque camere da letto con bagno – dal sapore antico e dalla rilassata vivibilità.
A realizzare la costruzione negli anni Ottanta è stato l'architetto porteño Horacio Ravazzani, tra i più apprezzati dalla clientela internazionale che frequentava le coste dalle spiagge chilometriche. L'ha ideata sui resti di una vecchia fattoria, delineando un insieme arioso di pieni e vuoti, soppalchi e colonne, in un mix di accostamenti inediti. Essenze naturali e materia locale – per esempio il lastricato fossile dei muri, da lui selezionato in una vicina cava – convivono con presenze dal piglio industriale: l'impalcatura in ferro del tetto, recuperata in un'ex fabbrica di Montevideo, come pure le scale e l'ascensore, scovate a un'asta.
I legni di eucalipto e Lapacho – che tessono trame geometriche sulle pareti – sono tipici della zona, forti e resistenti al clima umido e ventoso dell'Atlantico. «L'abitazione è un tributo al genius loci, in un legame inossidabile con il territorio», racconta entusiasta Alejandro, il quale dopo averla acquistata non ha cambiato quasi nulla del décor originario. Protagonista assoluto è il salone, imponente open space a tutta altezza, con il pavimento in cemento lucidato e i grandi, candidi divani in cotone ridisegnati sul modello dei precedenti, ormai segnati dall'usura. Attorno ruotano i diversi ambienti: da un lato la suite padronale (le ulteriori quattro stanze sono al livello superiore), dall'altro la sala da pranzo collegata alla cucina e un angolo relax con camino e librerie minimaliste.
Immense vetrate si aprono sulla piscina turchese, rimando cromatico al mare e preludio al prato incorniciato dalla vegetazione, dove in estate vengono organizzati pranzi a base di asado e vino Malbec. «Le maxifinestre azzerano ogni barriera e creano sensazioni mutevoli in base alla luce. Da queste parti ogni ora del giorno ha la sua magia», conclude il proprietario, orgoglioso di questa scelta rivelatasi davvero illuminata