Nella fotografia in alto: il living vista parco. Coffee table Jumbo (1965), Gae Aulenti, Knoll; seduta Scissor, di Ward Bennet; poltrone Ribbon, Pierre Paulin, Artifort; tavolino esagonale, Holly Hunt, e rotondo, Dan Pollock. Sofà Maralunga, Cassina, in tessuto mohair di Myung Jin; sui mobili bespoke, firmati Cardella Design, lumi Discus, Mirak.
Luce e colori evocano il deserto, che a questa latitudine – nella Coachella Valley, California del Sud – sussurra discreto, lambito da palme e agavi, canyon e montagne monumentali. Sotto il cielo terso di Rancho Mirage, cittadina a pochi chilometri da Palm Springs, risplende – quasi in mimesi con il suo sfondo – la nuova casa di Robert e Merle Lustbader: coppia di filantropi di Chicago perdutamente innamorati della location. «È stato come trovare un gioiello che aveva bisogno di tornare a brillare», afferma lui.
La dimora è infatti una rilettura di quella voluta da Leonard Firestone, tycoon a capo dell'omonima compagnia di pneumatici, il quale nel 1957 affidò il progetto a William Pereira: celebre architetto modernista, autore di edifici pubblici spettacolari, dal County Museum of Art di Los Angeles alla Transamerica Pyramid di San Francisco. Il suo stile è magistralmente declinato anche qui in volumi lineari, geometrici eppure gentili, organizzati su un unico livello orizzontale per armonizzarsi con il contesto. I connotati originari restano visibili ancora oggi, dopo il restyling condotto con sensibilità filologica da Sam Cardella, specializzato proprio nel recupero di capolavori della metà del secolo scorso, alla sua "prima volta" tuttavia con Pereira. «L'ho sempre ammirato. Per la tenuta Firestone ebbe la straordinaria capacità di coniugare funzionalità, altissimo valore estetico e perfetta intesa con l'esterno, tanto da volere che ogni camera affacciasse sul paesaggio», commenta Sam. Il profondo rispetto per la struttura storica lo ha indotto a un revamping dolce, senza stravolgimenti, limitato ai necessari aggiornamenti in termini di comfort e tecnologia.
Sono stati riportati in vita i muri in mattoni e i pavimenti in pietra arenaria, dentro e fuori la villa, quindi le vetrate scorrevoli, che hanno guadagnato sottili profili in acciaio brunito di sapore industriale; sostituiscono intere pareti, promuovendo una fluida continuità con il meraviglioso giardino ridisegnato dal paesaggista Marcello Villano. Gli ambienti conviviali hanno mantenuto l'impostazione del layout preesistente, scandito da un immenso living, sala lettura e area pranzo, tutto comunicante. Le camere e i bagni, invece, sono stati riconfigurati in versione suite. La palette neutra si sintonizza su arredi di design e vintage iconico. Divani di Vico Magistretti duettano con le poltrone di Pierre Paulin e i mobili dello stesso Cardella; il bar disegnato da Pereira è integrato nella zona dining, caratterizzata da un tavolo in frassino sbiancato completato da sedie firmate Mies van der Rohe e Jeff Messerschmidt. Twist pop/eclettici interrompono il rigore: una capra scultura, una consolle realizzata con le linguette delle lattine e opere d'arte di pura avanguardia. In guizzi ironici dal linguaggio contemporaneo.