Ambienti funzionali e dal design ricercato. Il restyling radicale ha traghettato nella modernità l’edificio, risalente alla fine dell’Ottocento
Due mondi contrapposti, eppure in perfetto equilibrio. Un'abitazione tradizionale risalente alla fine dell'Ottocento cela nei suoi spazi un'autentica galleria contemporanea. I neoproprietari – una coppia di professionisti con tre figli – sono infatti eruditi appassionati d'arte, in particolare degli autori dal Dopoguerra fino alla produzione recente, soprattutto di matrice statunitense. La forte connotazione storica dell'edificio li ha subito stregati, al pari del contesto esclusivo: Georgetown, il quartiere più antico di Washington. Il sofisticato distretto della capitale degli Stati Uniti fu fondato nel 1751 e i gloriosi segni del passato sono ancora evidenti. Gli edifici in stile Federale fiancheggiano le strade lastricate, costellate oggi di boutique fashion & design.
La residenza denominata E2 è una delle sole cinque ville a schiera originali del 1876 e il mood Secondo Impero della facciata non nasconde alcuni dettagli neoclassici tipici del periodo. La poderosa ristrutturazione è stata affidata allo studio capitanato da Robert M. Gurney, l'architetto che ha riconfigurato completamente gli interiors, programmando anche il totale aggiornamento delle infrastrutture con sistemi di ultimissima generazione, proprio a tutela della preziosa raccolta. La dimora si articola su tre livelli e il pianterreno gode dell'accesso al giardino. L'ingresso, dopo un disimpegno formale, accompagna all'ampio living, in cui convivono in armonia le fotografie XL di Barbara Probst e i lavori di Richard Serra, Donald Judd, Ernesto Neto, On Kawara. L'arredo è sobrio e neutro, al pari della palette, appunto per richiamare l'attenzione sulle opere a parete. Quanto agli antichi focolari, sono stati conservati, in un intrigante dialogo tra passato e futuro.
Nella sala da pranzo le frasi applicate sul muro, dell'artista concettuale Lawrence Weiner, innescano un effetto straniante, mentre accanto al camino cattura l'attenzione una tela "a spirale" di Cy Twombly, americano ma italiano d'adozione, avendo trascorso a Gaeta la seconda parte della sua vita. La moderna scala interna è sorvegliata dallo sguardo intenso di Kate Moss ritratta da Chuck Close e ornata da una quadreria di Jonathan Monk nel vano intermedio. Il primo piano ospita la suite matrimoniale ed è qui, nella dimensione privata, che i padroni di casa sfoderano un ennesimo pezzo forte, ovvero un disco di vere farfalle applicate su una superficie dipinta, firmato Damien Hirst. L'insieme risulta eclettico, un audace incontro di ispirazioni culturalmente a confronto. È questo l'ineguagliabile talento del collezionista: l'audacia dell'accostamento inaspettato.