In apertura: nel salone, il divano è artigianale, la poltrona degli anni Trenta; pouf in cavallino Seventies con pantere in bronzo, firmate Antoine-Louis Barye; tavolini vintage, come la lampada a stelo e l'abat-jour di manifattura caprese. La finitura delle pareti della casa è stata curata da Atelier Bellinzona.
Insetti e coralli, pregiata artigianalità e antiquariato. Un ardito affresco dal gusto impeccabile, virtù del genio italico
Una totale identificazione con la propria dimora. «Io sono ciò che abito», afferma risoluto Claudio Ligato, stilista e direttore creativo per prestigiosi brand fashion, tra i quali, in passato, Roberto Cavalli, linea Class. E l'ultradecorazione della sua nuova casa milanese, lontana dall'adesione a un registro preciso, non è una mise-en-scène compiaciuta, bensì la sincera autobiografia di un esteta mediterraneo.
«Sono nato vicino a Reggio Calabria e ho la Magna Grecia nel Dna; impossibile sfuggire alle seduzioni della classicità intesa come bellezza, equilibrio, nitore». Canoni celebrati da busti di eroi e divinità (marmi o bronzi fin de siècle), che donano a questo appartamento poco distante da Porta Venezia un inconfondibile tocco personale. Nel restyling, curato in ogni dettaglio dallo stesso Ligato con la collaborazione dell'architetto Marco Muta, sono stati preservati gli affascinanti pavimenti, un parquet in rovere lucidato a spina di pesce generoso di effetti prospettici, mentre le pareti sfoggiano cornici in tinte a contrasto; uno sfondo fedele alla tradizione, che si anima di guizzi all'insegna di un ardito eclettismo. «Trovo alienante la coerenza stilistica. Felicità è mescolare in modo armonioso suggestioni diverse, senza alcuna preclusione».
Il design degli anni Cinquanta incontra l'artigianalità contemporanea, il modernariato dialoga con l'intenso folklore del Sud, citato attraverso una serie di manufatti devozionali: dai cherubini alle Madonne in cera vestite di stoffe, «omaggio affettuoso agli altarini domestici che si allestivano per le processioni al mio paese». I preziosismi da Wunderkammer sono il vero leitmotiv, raccolte disparate esibite su tavolini e consolle. Curiosità e objet trouvé, coralli («Il mai sopito richiamo del mare»), farfalle sotto vetro, fiori dai petali in seta, idoli orientali come un drago cinese in ceramica di Sèvres e il dio Ganesh, souvenir di un viaggio in India. In sala da pranzo si staglia un ironico monumento alla superstizione: cornetti accostati a una maschera di Pulcinella e a un elefantino con proboscide alzata. «Tuttavia, non ho la vocazione seriale del collezionista. Porto con me solo oggetti di cui mi innamoro, a prescindere dal loro valore intrinseco».
Il locale più amato da Claudio, il suo angolo contemplativo, è lo studio/biblioteca simile a un'alcova tappezzata di libri illustrati; davanti al camino in marmo grigio, il creativo si ritaglia uno spazio interiore accomodandosi su un'icona del XX secolo, ovvero la Lounge Chair di Charles e Ray Eames. Selezionati con gusto infallibile tra antiquari e gallerie ai quattro angoli del pianeta, occhieggiano ritratti ottocenteschi, lavori di Guttuso e Modigliani, i piatti di Fornasetti con i volti di Lina Cavalieri, scatti di Helmut Newton. Oltre alle stampe di René Gruau e Antonio Lopez, indimenticabili illustratori di moda.