Nella foto, luci soft e strategici fuochi creano un'atmosfera onirica. Tutta l'area giorno e lo studio affacciano sul patio, di travertino come la plunge pool, mentre il tetto è in Corten. Gli arredi in esterno (divani, tavolo e sedie) sono di Restoration Hardware.
Gli oggetti, provenienti dall’Asia e dall’Africa, donano all’insieme una forte personalità
Luci mutevoli, cieli blu che danzano con le nuvole, un clima secco e asciutto
interrotto da acquazzoni improvvisi. È lo scenario da Wild West di Desert Mountain, affascinante sobborgo residenziale non lontano da Scottsdale, in Arizona, dove si trova questa villa: un'architettura in stile Mid-Century realizzata dallo studio Linc Taylor Design. Intorno, campi da golf e colline punteggiate di monumentali cactus Saguaro. «Sono quasi un segno distintivo; prosperano ovunque, fino alla sommità delle montagne», spiega John G. Martin, incaricato con il socio in affari David P. Turner di curare il revamping per gli ultimi acquirenti, una coppia di Chicago con quattro figli già grandi.
Senza intaccare l'impianto originario, i designer hanno enfatizzato il virtuoso dialogo in/out attraverso le immense vetrate spalancate sul panorama. Quindi hanno vivificato gli elementi preesistenti. I muri in pietra autoctona sono stati in parte preservati anche negli interni, come inserti tra le nuove pareti a calce; ugualmente mantenuto il tetto in Corten, ora posto in sinergia con i soffitti di legno, materiale che è il vero protagonista del décor all'insegna di una seducente, artistica organicità. «A soluzioni local abbiamo poi abbinato l'esatto contrario, ovvero suggestioni dalle più disparate culture del pianeta», prosegue Martin.
Un muro della cucina è rivestito in cedro trattato con la tradizionale tecnica giapponese shou sugi ban: una sorta di impermeabilizzazione ecologica, che consiste nel bruciare la superficie delle tavole escludendo prodotti sintetici e donando al contempo un'elegante patina scura. A ornare gli ambienti intervengono gli oggetti raccolti in viaggio da John e David, collezionisti di meraviglie. «Sono pezzi selezionati presso antiquari oppure disegnati da noi stessi e fatti forgiare da artigiani del posto, dotati di una manualità straordinaria». Dall'Africa arriva la scala Dogon nel soggiorno, dall'Indonesia la porta della camera per gli ospiti, una serie di panche dalla trama ruvida e il vaso in ebano sul tavolo da pranzo, ispiratore di un'installazione vegetale sempre concepita dal duo. Scompare invece ogni traccia d'esotismo nella collezione d'arte: foto in bianco e nero, pitture grafiche, lavori astratti acquistati nelle gallerie di Scottsdale, «opere scelte seguendo il filo della coerenza materico/cromatica, in una palette vellutata di marroni profondi e beige rassicuranti».
Nell'armonia dell'insieme il vasto giardino – progettato dal paesaggista Ervin Bollinger – costituisce l'ideale estensione della casa verso il deserto: una scacchiera di piattaforme in travertino (compresa quella con la piscina open-air) incorniciate da succulente e rocce scultoree. È il luogo deputato all'atteso spettacolo del tramonto, quando l'orizzonte si accende e la natura intinge i pennelli nel rosso fuoco.