Il legno e la pietra rivelano la loro natura contemporanea con superfici di assoluto nitore
Nell'Ottocento la massima aspirazione della borghesia emergente newyorkese coincideva con dimore dalla facciata in pietra e ingresso indipendente, considerate un vero status symbol. Se il marmo rimaneva il materiale più ambito, i costruttori proposero un'alternativa meno dispendiosa: l'arenaria dalle cave del New Jersey, il cui termine inglese, brownstone, è diventato poi sinonimo di una tipologia abitativa pregiata tipica dell'Upper West Side.
Qui, a due passi da Central Park e dalla Columbia University, lo Studio Arthur Casas ha curato la ristrutturazione e il décor di una residenza d'epoca sviluppata su sei piani. «Questo genere di building è l'icona stessa della metropoli. Abbiamo quindi preservato l'esterno, nel rispetto delle normative che vietano di modificare l'edificio, consentendo invece di intervenire all'interno», spiega Casas, architetto e fondatore dell'omonima società. Non potendo ritoccare le finestre su strada, si è posto da subito il problema della luminosità; in particolare al pianterreno – dove si aprono la cucina e una zona pranzo riservata alla famiglia –e a quello superiore, che ospita dining room formale assieme a bar e living. «La soluzione? Mettere in comunicazione i due livelli mediante una vetrata a tutta altezza realizzata sul retro».
Ugualmente sfidante la piscina indoor nel seminterrato, voluta dai committenti: una coppia con due figli adolescenti. Solo dopo avere ultimato lo scavo è stato possibile stabilire le dimensioni della vasca (due metri per undici) e aprire un lucernario che cattura i raggi dal cortile intessendo un gioco di bagliori; il risultato è un ambiente fiabesco ornato da una cascatella a parete e completo di sauna.
La palette risponde al desiderio dei proprietari, originari del Medio Oriente, di puntare su nuance calde, evocative dei colori naturali della loro terra. Bandito il grigio, emergono vibranti contrasti tra il nero e il bianco della cucina tailor-made, tra il noce chiaro e il granito scuro dei locali di rappresentanza; quanto al soggiorno e alla camera da letto padronale, sfoderano toni avvolgenti quali il beige, l'avorio, i marroni. Gli elementi bespoke privilegiano le linee nitide e fanno propria la lezione del less is more, testimoniata da pensili e armadiature mimetizzati ad arte. L'effetto generale è di ariosi open space all'insegna di uno stile tecnologico/minimalista, in cui la luce si irradia liberamente accarezzando le geometrie pure.
Il progetto è addolcito da riferimenti "latini", poiché Arthur vanta origini (nonché un ufficio principale) a San Paolo del Brasile; lì operò pure il grande Martin Eisler, la cui storica seduta Reversível è uno dei pezzi forti della casa. Meritano una citazione pure il tavolo in legno raw (genialmente abbinato a sedie Henge) e una serie di lampade vintage dagli store della città.