Nel living, sul tappeto di Fresco, sofà Alexander e pouf Lawrence Clan, entrambi di Minotti; in primo piano, tavolino Brancusi, di Alexander Lamont. Da sinistra, tavolino Platner, di Knoll; poltrone Bart, Moooi, e Wedge Club, Baker; side table Bell, ClassiCon. Fuori, tavolo Caulfield, Minotti, e sedute Gloster.
Point Piper, quartiere residenziale di Sydney, ospita ville milionarie immerse nella vegetazione e viali ombreggiati, per spostarsi da una proprietà all'altra senza perdere mai di vista l'oceano. Abituati a vivere in simbiosi con la natura, gli abitanti del Nuovo Galles del Sud hanno un'attrazione quasi viscerale per gli orizzonti dilatati. Dalla Beverly Hills australiana lo sguardo corre libero verso la baia e la celebre Opera House, fino all'imbocco del porto.
A ogni piano ampie finestre spalancate su profonde terrazze inondano gli ambienti di luce, in un gioco di riverberi
La magia dello skyline è protagonista anche in questa residenza di cinquecentosettanta metri quadrati, acquistata da un facoltoso uomo d'affari e in gran parte reinventata dal team di Archer Design. «Nel nuovo layout ciascun dettaglio architettonico è pensato per sfumare i confini e portare il panorama all'interno», rivela Richard Archer, titolare con Vince Vella dell'omonimo studio.
Assecondando la pendenza del terreno, l'importante remake non ha modificato il numero dei livelli: quattro in totale, con l'ingresso al top floor, dove un suggestivo percorso in discesa affianca l'ascensore trasparente a un'iconica scala a spirale aperta al centro: accoglie una cascata luminosa di undici metri – lo chandelier I.Rain 137 di Blackbody – in continuum prospettico fino alla lounge che prelude alla zona giorno. A ogni piano ampie finestre spalancate su profonde terrazze inondano gli ambienti di luce, un gioco di riverberi che coinvolge le tre camere da letto e il living dall'enorme vetrata, trait d'union fra décor ed esterni, con piscina e molo privato appena più in basso. Il candore delle pareti e la palette neutra dei pavimenti – gigantesche lastre di gres che proseguono nei dehors – esaltano la scelta degli arredi. Pezzi sobri ed eleganti duettano con elementi eccentrici, come il monumentale lampadario nel bagno padronale o la consolle simile a una scultura cubista, che dà carattere al foyer: sofisticate creazioni del francese Hervé Van der Straeten.
«Volevamo infondere calma e armonia, senza rinunciare a qualche coup de théâtre», puntualizza il progettista. Così, nella seducente partitura intervengono pure mobili bespoke – in primis il bar di ispirazione Art Déco – e una ricca collezione di artisti australiani. Sono tele dalle cromie brillanti, quasi fluo, in acceso contrasto con gli ocra dei tappeti e i morbidi écru dei sofà, in pole position rispetto al giardino magistralmente realizzato dai paesaggisti di Wyer & Co. «Aspiravamo all'effetto giungla, ma non potevamo calare dalla strada gli alberi più grandi. Allora li abbiamo traghettati via mare e spostati nel luogo della piantumazione con l'aiuto delle gru», spiega Anthony Wyer. A dimostrazione che a Point Piper niente è impossibile.