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Viaggio a Ragusa

Un'autentica scenografia a cielo aperto tra residenze nobiliari, sontuose chiese e spettacolari scalinate.

Di Danilo Ascani
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Se, come scrisse Goethe nelle pagine di Viaggio in Italia, «È in Sicilia che si trova la chiave di tutto: la purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte», Ragusa è un autentico passe-partout. Perché i vicoli stretti e le sue ripide scalinate si aprono su piazze dalla bellezza teatrale, dove chiese barocche, conventi e residenze aristocratiche riportano alla mente tradizioni, vecchi fasti e atmosfere cariche di charme. Fedeli custodi dei secoli passati sono i mascheroni e quei personaggi grotteschi progettati per sorreggere balconi ed esaltare la maestosità di architettonici portali. Molto più di un elemento decorativo, paiono piuttosto veri e propri cantastorie; basta ammirare Palazzo Bertini e le chiavi di volta delle finestre per scorgere il signorotto dallo sguardo fiero e il commerciante dai baffi ben curati. O le ringhiere panciute dei balconi affacciati su Corso Mazzini. Incastonate tra mensoloni impreziositi con putti e figure che ricordano i soggetti ritratti da Hieronymus Bosch, lasciano senza fiato per quel senso di magnifica opulenza.

La parte più moderna della città sembra il foyer di quella antica. In un sinfonico crescendo sfilano la normanna Santa Maria delle Scale, la Cattedrale di San Giovanni con il suo campanile e l'austero Palazzo delle Poste. Poi, l'adagio di Ragusa Ibla: una tavolozza di tinte pastello, tra le quali spicca il candore della pietra calcarea, il giallo, quel rosa polveroso estratto dai frutti del fico d'India e usato nell'Ottocento come pittura per le case. Fuori tutto esibisce un fascino discreto; dentro – tra chiese barocche e palazzi – si sprigiona un esuberante caleidoscopio di colori. Le formelle policrome cedono il passo all'arenaria tra le navate di San Giuseppe. Le maioliche casertane enfatizzano la bellezza di Palazzo Arezzo di Trifiletti. I velluti rossi e i broccati vestono a festa il Circolo di Conversazione: costruito in stile Neoclassico attorno al 1850, era l'oasi di pace dei nobili ragusani. Aperto alle donne dal 1974, oggi sfodera il suo magnetismo tra la sala di lettura e l'ambiente attiguo; qui gli uomini giocano a carte e le signore si ritrovano per il tè. Non lontano, sulla piazza in lieve pendenza, un'imponente cancellata in ghisa con festoni e scudi araldici incastona il Duomo di San Giorgio, gioiello ricostruito quasi interamente dopo il terremoto del 1693.

Un vertiginoso senso di verticalità si snoda tra la facciata e la cupola, che svetta sui coppi delle case e di notte assume l'aspetto di un faro sul tavolato ibleo. In questo lembo di Sicilia sudorientale, oltre la cittadina – arroccata come un presepe – c'è la campagna verde: corre fino al mare attraversata da una fitta ragnatela di muretti a secco, tuttora usati per delimitare i terreni a pascolo. Prima di arrivare sulla costa, a Sampieri, i resti della Fornace Penna sorprendono più delle vestigia di una civiltà scomparsa, mentre il Castello di Donnafugata occupa la scena solitario e imponente.

Un'apparizione flamboyant cinta da un enorme parco; qui lo stravagante barone Corrado Arezzo De Spuches volle un labirinto, grotte artificiali, un'insolita panchina degli amanti (la quale nascondeva dispettosi giochi d'acqua). E un ficus secolare a fare da guardiano, le cui grandi foglie – fino all'inizio degli anni Ottanta – venivano spedite come cartoline dai turisti in visita.Tra le sale al primo piano campeggiano trompe-l'oeil e tappezzerie che rappresentano insoliti stemmi composti da sigari, pipe, leoni e mazzi di carte, come nel Salottino dei Fumatori. Nella Stanza del Vescovo la carta da parati riproduce, invece, pizzi siciliani di squisita raffinatezza, rimandando con il pensiero ai bassorilievi del portale di San Giorgio, capolavoro della Ibla medievale fatto costruire dai Normanni, dove campeggiano personaggi fantastici e grossi fiori ricamati nella tenera pietra calcarea.

Del resto, la storia della città e della Val di Noto è scolpita nella roccia, conquistata palmo a palmo per fare spazio al centro abitato. Non a caso, gli edifici sembrano avvinghiati gli uni agli altri e il solo elemento di cesura sono le ripide scalinate. Ne è un esempio la Salita dell'Orologio, vicino alla Chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, passaggio quasi metaforico tra terra e cielo. Poco lontano, alle pendici del colle, si fa un avvincente salto a ritroso: tombe a forno, latomìe, pozzi e dammusi seminterrati parlano di millenni e stratificazioni. Perché Ragusa ha fatto tesoro del dominio di popolazioni antiche. E oggi racconta la sua storia come se fosse un libro aperto.

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Vedere

Palazzo Arezzo. Varcato il portale in pietra con stemma nobiliare ci si ritrova in una scenografica corte. Maestoso il salone con pavimento decorato a mano. Corso XXV Aprile 4.

Castello di Donnafugata. Imperdibili gli affreschi e gli stucchi della Stanza della Musica e della Sala degli Specchi, come il parco con il tempietto e il labirinto. Contrada Donnafugata, www.comune.ragusa.gov.it

Duomo di San Giorgio. Fuori una scalinata dalla verticalità spiccata, dentro tre navate e fasci di luce che attraversano vetrate dipinte. Sulla sommità, una cupola neoclassica alta 43 metri è sorretta da colonne. Salita Duomo 15.

Mangiare

Ristorante Duomo. Tra i must dello chef bistellato Ciccio Sultano: il cannolo di ricotta vaccina su salsa di fichi d'India e il sorbetto di mandorla pizzuta di Avola. Via Capitano Bocchieri 31.

La Fenice. I primi piatti sono il fiore all'occhiello dello chef Claudio Ruta. Da provare le tagliatelle di zafferano e inchiostro di seppia con crudit. di scampi, pesto di mitili e amaranto. Via Ungaretti s.n.c.

Locanda Don Serafino. Negli antichi locali adiacenti a una chiesa eretta nel 1693, questo ristorante è il regno di Vincenzo Candiano, chef a due stelle. Tra le sue creazioni: il gambero scottato su crema di porri e acqua di liquirizia. Via Avv. Giovanni Ottaviano 13.

Comprare

Romantica. Un cabinet de curiosités dove acquistare ceramiche di Burgio e Caltagirone, ma anche antichità dell'Ottocento selezionate da Rosanna Cartia, proprietaria di questa storica bottega. Corso Italia 17 (rosannacartia@gmail.com)

Le Merabiglie. Uno scrigno in cui trovare il meglio dell'arte orafa siciliana: anelli, bracciali, orecchini, collane e gemelli realizzati con pietre naturali, argento, oro e ceramica di Caltagirone dipinta a mano. Piazza Duomo 29/30.

Novecento. Una Wunderkammer dove scegliere tra cassettoni in stile Luigi XVI e dell'Ottocento, tavoli antichi in noce e abete, armadi e vetrinette del primo Novecento. In più, servizi in ceramica e porcellana di storiche manifatture locali. Piazza Repubblica 30.

Tradizioni d'arte. Oltre alle ceramiche artistiche di Caltagirone realizzate e dipinte a mano, qui si trovano anche oggetti d.cor in pietra lavica, pitture su pannelli e complementi d'arredo. Corso Vittorio Veneto 134/136.

Amelie. Si spazia dalle ceramiche di Virginia Casa e C.t. Table al tessile griffato Daniela Dallavalle. In vendita anche i profumatori di Mathilde M. e gli oggetti di Lene Bjerre. Corso Vittorio Veneto 99.

Beddamatri. Un concept store ricco di abiti e bijoux che prendono spunto dalla tradizione, ma dal tocco glam: borse con cuori votivi in argento, collane con medaglioni di Caltagirone e scarpe dal tacco decorato. Via Mariannina Coffa 12.

Dormire

Antica Badia. Un palazzo del Settecento ospita le dodici camere e suite di questo elegante cinque stelle. Pregevoli i fregi al soffitto del Salone Lucrezia e le sete alle pareti del Salone delle feste. Doppia da 140 euro. Corso Italia 115.

La Dimora di Spartivento. Circondato dalla campagna con i suoi muretti a secco, questo resort ha una piscina panoramica con vista sulla vallata che divide Ragusa da Modica. Doppia da 70 euro. S.S. 115 Km 323.

Iblainsuite. Cinque camere non lontano dal Duomo di San Giorgio, un giardino e una terrazza con vista sulla vallata di San Leonardo. Qui la colazione si fa con prodotti a chilometro zero. Doppia da 60 euro. Via Capitano Bocchieri 46.

Iblaresort. Oltre alle sette camere − molte dai soffitti con travi a vista − anche una suite e una guesthouse nei pressi della struttura. In pi., un wine bar e una terrazza affacciata sui tetti di Ibla. Doppia da 80 euro. Via del Mercato 105.

Nella gallery

Una veduta di Ragusa Ibla con la cupola del Duomo di San Giorgio in lontananza. In primo piano, il campanile della Chiesa della Madonna dell'Idria rivestito di maioliche di Caltagirone.

Immersa nel suo fascino rétro, la sala del Circolo di Conversazione con le specchiere dorate, i velluti e lo sfarzoso chandelier.

Il portale tardo barocco con timpano spezzato della Cattedrale di San Giovanni, consacrata il 31 maggio 1778.

Cinto da un'elegante cancellata in ghisa, che ne incornicia la scalinata, il Duomo di San Giorgio colpisce per la sua superba prospettiva. Nel 1738, l'architetto Rosario Gagliardi orientò la chiesa più a sinistra rispetto alla piazza antistante, per rendere visibile la cupola.

Il tempietto, la Stanza del Vescovo e la coffee house ospitati nel parco e nel Castello di Donnafugata.

Massimiliano, 29 anni, cameriere alla Locanda Don Serafino. I ruderi della Fornace Penna, a Sampieri, Ragusa.

Una veduta del parco di Donnafugata, sul lato nord del castello. L'agrumeto e l'orto frutteto − arricchiti da maestosi carrubi, mandorli e olivi − sono intervallati da siepi di timo e rosmarino, che arrivano a lambire la zona dei cenotafi, delimitata da malinconici cipressi.

Una carta da parati riproduce il classico pizzo siciliano.

La lunetta del portale di San Giorgio; la cupola del Duomo a Ragusa Ibla.

Il neoclassico Circolo di Conversazione. La loggia del Castello di Donnafugata.

L'ingresso con scala a tenaglia di Palazzo Bruno Ottaviano.

Il salone di Palazzo Arezzo. Particolare di colonne dalla foggia tardo barocca.

Ciccio Sultano, 46 anni, chef stellato del Ristorante Duomo e I Banchi, entrambi a Ragusa Ibla.

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Una veduta di Ragusa Ibla con la cupola del Duomo di San Giorgio in lontananza. In primo piano, il campanile della Chiesa della Madonna dell'Idria rivestito di maioliche di Caltagirone.

Matteo Carassale

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Immersa nel suo fascino rétro, la sala del Circolo di Conversazione con le specchiere dorate, i velluti e lo sfarzoso chandelier.

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Il portale tardo barocco con timpano spezzato della Cattedrale di San Giovanni, consacrata il 31 maggio 1778.

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Cinto da un'elegante cancellata in ghisa, che ne incornicia la scalinata, il Duomo di San Giorgio colpisce per la sua superba prospettiva. Nel 1738, l'architetto Rosario Gagliardi orientò la chiesa più a sinistra rispetto alla piazza antistante, per rendere visibile la cupola.

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La coffee house ospitata nel parco del Castello di Donnafugata.

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Il tempietto ospitato nel parco del Castello di Donnafugata.

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La Stanza del Vescovo ospitato nel Castello di Donnafugata.

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Massimiliano, 29 anni, cameriere alla Locanda Don Serafino.

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I ruderi della Fornace Penna, a Sampieri, Ragusa.

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Una veduta del parco di Donnafugata, sul lato nord del castello. L'agrumeto e l'orto frutteto − arricchiti da maestosi carrubi, mandorli e olivi − sono intervallati da siepi di timo e rosmarino, che arrivano a lambire la zona dei cenotafi, delimitata da malinconici cipressi.

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Una carta da parati riproduce il classico pizzo siciliano.

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La lunetta del portale di San Giorgio.

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La cupola del Duomo a Ragusa Ibla.

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La cupola del Duomo a Ragusa Ibla.

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La loggia del Castello di Donnafugata.

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L'ingresso con scala a tenaglia di Palazzo Bruno Ottaviano.

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Il salone di Palazzo Arezzo.

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Particolare di colonne dalla foggia tardo barocca.

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Ciccio Sultano, 46 anni, chef stellato del Ristorante Duomo e I Banchi, entrambi a Ragusa Ibla.

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