Nella fotografia in alto, sulle mura del borgo medievale, due panche in legno delineano un romantico salotto con vista sulla tenuta. All'ombra della pergola, Aquilegie e digitali bianchi liberi di fiorire in ogni angolo rendono fluido il confine tra bordure erbacee e prato rasato alla perfezione.
Un trionfo vegetale veste le poetiche rovine di un villaggio medievale, delineando un giardino all'inglese di grande fascino. Protagonista di queste pagine è Torrecchia Vecchia, a Cisterna di Latina, eden pittorico nell'area dei Castelli Romani riconosciuto Monumento naturale a livello internazionale.
Il principe Carlo Caracciolo e sua moglie Violante Visconti acquistarono la proprietà nel 1991 e interpellarono Gae Aulenti per rinnovare il granaio del Seicento, trasformandolo in abitazione. Poi la coppia decise di rivitalizzare il verde della tenuta, lasciandosi ispirare da un capolavoro: la vicina oasi di Ninfa. Fu proprio Lauro Marchetti, curatore del parco, a occuparsi del disegno iniziale d'impronta spiccatamente naturalistica. Infatti, ripulite le architetture dalla flora spontanea, intorno alla dimora furono create ex novo alcune stanze vegetali assieme a un corso d'acqua lungo il pendio.
Successivamente, nel 1995, il progetto passò al paesaggista britannico Dan Pearson, che lavorando nella stessa direzione implementò i planting, puntando su una palette di piante verdi e fiori immacolati abbinati a un'infinità di alberi, arbusti ed erbacee perenni. Adesso, bordure informali e prati finto-spontanei si susseguono in una progressione che dalla residenza raggiunge il bosco; candidi glicini e rose rampicanti ornano i muri in mattoni, in pendant con nuvole di valeriane bianche, anemoni e digitali, mentre ciliegi penduli e un albero dei fazzoletti (Davidia involucrata) incorniciano la vasca in fondo al declivio.
A partire dal 2007, dopo la scomparsa del principe Caracciolo, il figlio Carlo Revelli e la moglie Olivia sono gli appassionati custodi di questo paesaggio onirico. «Rimaniamo fedeli alla filosofia originaria, ovvero il "selvatico curato". Dall'area più simmetrica intorno alla casa − con pergole di glicine e rose, ma anche melograni e limoni − si passa gradualmente a un universo quasi incolto e nei pressi del laghetto la mano dell'uomo è addirittura quasi impercettibile. La coerenza d'insieme è data dalla scelta di fioriture dai colori tenui, con una forte dominante del bianco», spiega Revelli, che ha affidato le cure del parco ai giardinieri Angelo Mariani e Angelo Alessandroni, autori pure della nuova area all'inglese che valorizza la cappella di Santa Maria di Torrecchia, fresca di restauro. Tra le recenti introduzioni a cui il padrone di casa tiene di più ci sono il calicanto Venus, la dalia Café au lait e la Rosa bracteata: gioielli botanici di somma eleganza.