Nell'immagine in alto, il Viburnum Opulus, più noto come viburno "palla di neve".



Una congiuntura eccezionale ha ispirato queste immagini. Matteo Carassale – fotografo, collaboratore di Marie Claire Maison e autore della serie – ha vissuto come tutti il lockdown: una condizione che si protrae, inducendoci a momenti pensosi. Lui ha cercato conforto nei campi della sua Liguria, ha raccolto fiori, li ha ritratti in studio sottraendoli all'aria aperta e costringendoli nello spazio angusto di un vaso, avvolti da un'atmosfera crepuscolare. La percezione dell'effimero lo ha spinto a riprendere una calla all'apice del fulgore, elegantemente eretta, e poi nel primo appassire, «quasi a vederla camminare dignitosa verso l'ineluttabile destino», spiega.

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Matteo Carassale
Il Viburnum Opulus, più noto come viburno "palla di neve". Le immagini affascinanti che si susseguono in questo servizio hanno dato vita parallelamente alla mostra Fiori rubati, allestita a Milano nello spazio espositivo NonostanteMarras.

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Matteo Carassale
Una calla che inizia a sfiorire.

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Matteo Carassale
Una calla al massimo del fulgore. Nota pure come giglio del Nilo, deve il nome scientifico (Zantedeschia) al botanico tedesco Kurt Sprengel (1766 – 1833), che dedicò il fiore a Giovanni Zantedeschi, medico e suo collega di Molina (Verona).

Gli still life pittorici riecheggiano le vanitas, «sublime caposaldo stilistico, in particolare di scuola fiamminga»; nature morte evocative del tema dell'impermanenza, che videro il massimo sviluppo nell'Europa del Seicento: il secolo del dilagare della peste. Gli scatti toccano la nostra anima, oggi, concentrandosi su un soggetto botanico radicato da sempre nell'immaginario, onnipresente nella mitologia, decantato dai poeti romantici del Vecchio Continente e ripreso da Freud quale simbolo perfetto di caducità; una connotazione che lungi dallo sminuirlo ne accresce il pregio.

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Matteo Carassale
Fiori di crescione giallo (Rorippa Amphibia).

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Matteo Carassale
Un papavero (Papaver Nudicaule). Il fotografo ha scelto intenzionalmente varietà selvatiche di campo: concentrato non sul pregio in sé del soggetto, bensì sul senso di umile e fragile bellezza che emana.

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Matteo Carassale
Fiori di aglio orsino (Allium Ursinum), tra le specie spontanee tipiche della macchia mediterranea e comuni in Liguria, regione nativa del fotografo.
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Matteo Carassale
Prunus Domestica, susino oppure pruno europeo: emblema del risveglio della natura ai primissimi cenni di primavera.

Il pesco, assieme al susino, permea l'arte e la letteratura, nonché l'intero sentire di un popolo – in Giappone – per la meraviglia compiuta di un solo attimo, destinata in poche ore a svanire in un vortice di petali portati via dal vento. E ancora i papaveri, che Matteo mostra nelle tre fasi salienti, dal bocciolo all'apertura fino alla decadenza, «un rapido ciclo completo per esorcizzare il tempo immobile del confinamento forzato», prosegue.

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Matteo Carassale
Fiori di Papaver Nudicaule ritratti in varie fasi nello stesso scatto: boccioli e corolle aperte, petali turgidi o leggermente sfioriti, gambi eretti o già reclinati. L’autore ha raccontato così i passaggi di un ciclo vitale, diversi ma tutti carichi di fascino.

Una sorta di time-lapse rappresentativo delle tre epoche fondamentali della nostra esistenza: giovinezza, maturità, età avanzata. Il messaggio dell'intera opera di Carassale, tuttavia, è denso di speranza e positività, perché quei fiori recisi «cercano la luce e la trovano infine in un raggio che si fa strada nell'ombra, via di fuga e salvezza», conclude. La loro bellezza è racchiusa nella trasformazione che asseconda il fluire delle stagioni, dall'esplosione vitale al declino; analogamente i diversi paesaggi interiori riservano gemme. Dolce lasciarsi abbracciare dalla notte nella certezza dell'imminente, nuovo giorno.

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Matteo Carassale
Ancora i fiori di Papaver Nudicaule.