Coppia d'oro nel lavoro e nella vita, Draga Obradovic e Aurel K. Basedow – in arte Draga & Aurel – firmano progetti a quattro mani in un continuo flusso di ricerca e scambio di ruoli: «perché la creatività è qualcosa di fluido», affermano. Designer tessile d'origine serba lei, musicista, pittore, restauratore tedesco lui, hanno fondato sulla complementarità una forma di art design scaturita dalla reinvenzione di elementi di recupero (i pezzi unici della serie continuativa Heritage). «Eravamo due artisti squattrinati e per arredare la nostra abitazione abbiamo dato una seconda chance a objet trouvé, in particolare sedie, poltrone e divani rivestiti con tessuti messi a punto da noi», racconta Draga. Il risultato? «Un processo di scomposizione e ricostruzione, in cui gli oggetti hanno cambiato look conservando energia e memoria. Questo atelier appena rinnovato è il luogo in cui tutto accade; un po' casa e un po' galleria, funziona come un microcosmo creativo e rispecchia l'anima esuberante di chi lo vive», aggiunge Aurel, che utilizza le resine, suo materiale feticcio, e sviluppa la linea Heritage, alla quale si affianca Transparency Matters, gamma di edizioni limitate.
I loro atout sono arredi fatti a mano nel laboratorio di Como, un vasto spazio vicino al lago con pareti e pavimenti dal fascino raw. «In origine era un maglificio; l'abbiamo trasformato radicalmente rispettandone l'anima industriale». Qui nasce anche l'ultima capsule collection di Transparency Matters. Una famiglia di complementi in resine colorate, abbinate – in un gioco di contrasti – a basi in metallo e cemento: un dichiarato omaggio al Brutalismo. Si tratta di sgabelli, coffee table, panche, tavoli, consolle, paraventi, ma anche nuovissime lampade a parete di piccole e grandi dimensioni, rivisitazione delle luci alimentate al neon; «uno studio sulla trasparenza e sul suo potere di illuminare, trasformare e distorcere», puntualizzano Draga e Aurel.
La collezione è l'esito di un'esplorazione ad ampio spettro del fervore culturale proprio degli anni Sessanta. «Erano i tempi della semplificazione minimalista, delle ricerche nella corrente optical, dell'arte psichedelica e della "space age", che tanto ha ispirato la moda – da André Courrèges a Pierre Cardin – senza dimenticare la sperimentazione con materiali innovativi, quali polimeri e vetroresine».
Il manifesto di stile dei due progettisti si compie così in una sintesi perfetta di forme tonde e sinuose. Bandite le linee troppo rigorose, a imporsi è un mood organico, «in funzione di ambienti che, in questi tempi di estrema incertezza, tornano a essere rifugio, approdo sicuro, guscio protettivo. Faremo di tutto per riempire la vita delle persone di bellezza ed entusiasmo. Arte e design saranno gli alleati migliori». Un geniale sodalizio per vincere le sfide del futuro.