Ada Kokosar indossa un outfit di Thierry Mugler.
Calzature sognanti, principesche, pronte ad assecondare una femminilità seduttiva, che però non rinuncia all'ironia
La prima casa visitata è diventata la sua, subito e senza ripensamenti: a Milano, zona Porta Venezia, in un edificio anni Cinquanta. «Mi hanno colpito il grande terrazzo, il parquet, le porte bianche dalle maniglie d'antan, che ho restaurato. E le boiserie/scarpiere disseminate ovunque», racconta Ada Kokosar, intravedendo in questo ultimo dettaglio un segno del destino. Perché lei è un'affermata shoe designer con il brand personale Midnight 00, esito di una brillante carriera. Nata a Vimercate quarantuno anni fa, con studi di moda nel capoluogo lombardo, ha collaborato come stylist per riviste e marchi prestigiosi (Vogue e Harper's Bazaar, & Other Stories – H&M Group, Cesare Paciotti).
La notorietà è arrivata negli anni trascorsi a New York, ma adesso Kokosar (cognome di origine slovena) è tornata nel nostro Paese, nella residenza dove l'abbiamo incontrata, condivisa con il compagno Saverio Schiano Lomoriello e il pastore abruzzese Lana. «Ho sentito forte il richiamo delle radici e oggi mi lascio ispirare dai bei palazzi, dall'unicità di ogni regione, da un caffè sorseggiato lentamente...», rivela. A questo si aggiunge l'orgoglio del made in Italy, per lei che vanta una filiera produttiva nazionale, dai materiali all'esecuzione di creazioni dalle forme sorprendenti, di principesca femminilità non priva d'ironia.
Texture corpose versus tessuti sensuali al tatto, valorizzati da scelte cromatiche mai banali, ovvero il lessico formale di un'estetica ribadita nell'abitazione: ciclamino accostato al verde cinabro, velluti e bouclé. E poi, le pareti grigio piombo del living contrapposte alla luminosità dell'area pranzo e alla palette pink dello studio. Gli arredi spaziano dal vintage all'iconico, «pezzi unici fatti per restare, da amare alla follia». Come le scarpe firmate da Ada: veri artwork, tanto che un modello è stato esposto nel newyorkese Metropolitan Museum of Art. Visioni future? Una collezione primaverile ecosostenibile di quindici esemplari («No all'overproduction!») con materie prime di recupero e nuance naturali.