Dietro le quinte, anche l'artista Jonathan Vivacqua è tra gli indiscussi protagonisti del nostro servizio di copertina. Sue le originali opere che hanno interagito, sul set allestito nei saloni della galleria di Tommaso Calabro, con le designer Elena Salmistraro, Sara Ricciardi e Federica Biasi (clicca qui per vedere il loro video, qui per le biografie e i progetti per il Salone del Mobile 2019) .

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Sculture che invadono i saloni della galleria di Tommaso Calabro seguendo il sottile filo delle emozioni. Materiali di uso comune che prendono vita e si trasformano in opere poetiche e musicali, in bilico tra il lirismo di Mauro Staccioli e la genialità di Matthew Barney. Perché la ricerca di Jonathan Vivacqua racconta un viaggio nell'arte come esperienza. Dopo gli studi in Accademia sotto la guida esperta di Alberto Garutti, Vivacqua porta avanti un progetto preciso: senza alcun bozzetto, plasma alluminio o cartongesso − prodotti industriali che ha imparato a maneggiare fin da piccolo nell'azienda edile del padre − in affascinanti solidi geometrici, capaci di aderire perfettamente al suo estro. Solo alla fine, dopo aver composto l'installazione passa al disegno: un procedimento inverso, che vede nascere l'artwork prima dello schizzo preparatorio.

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Si comincia dal finito per andare a ritroso, immersi in una dimensione onirica che ha origine in un'intima poetica personale, alla quale noi di Marie Claire Maison non siamo nuovi; infatti, abbiamo scoperto i lavori di questo artista attraverso la nostra stylist Cristina Nava e il suo splendido shooting Arredo pubblicato nel numero di marzo 2019. Nel curriculum di Jonathan spiccano pure le importanti esposizioni a Dolomiti Contemporanee, una residenza d'artista al Museo Carlo Zauli di Faenza, mostre in gallerie italiane ma anche all'estero, in Corea del Sud. Chiacchierare con lui è una parentesi meditativa; si percepisce la passione di un creativo che ha scelto di mettere in primo piano la manualità, per conoscere quello che sta facendo nel profondo. «Il mio è un approccio sperimentale: sono troppo curioso e molto poco sedentario per non renderlo evolutivo», spiega. Di certo non mancano le contaminazioni, comprese alcune incursioni nel mondo del design, come le "sculture da orecchio", che si possono indossare appoggiandole al lobo, per recuperare quel senso di leggerezza e ironia che ha appreso studiando la produzione di Richard Serra. Mentre il futuro è ancora tutto da scrivere: «Mi piacerebbe progettare un materiale completamente inedito, che guardi all'arte».

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