Un evento destinato a fare tendenza. Perché BienNoLo – biennale d’arte contemporanea, prossima alla sua prima edizione nel distretto milanese di NoLo – oltre a fascino e carisma scritti nel Dna, trasuda sostanza nei contenuti. Gli atout della manifestazione, nata da un’idea dell'autore, attore teatrale e critico d’arte Carlo Vanoni, sono formula e messaggi intelligenti, che declinano tematiche urgenti come la sostenibilità ecologica e ambientale, ma anche quella sociale e relazionale. Complice un’arte democratica, che fa bene a tutti. Un’arte capace di alimentare il dialogo come un soffio sul fuoco, di annullare le distanze ed essere portatrice di pensieri, riflessioni e visioni fruibili da ognuno secondo il proprio, personalissimo, livello di lettura. Il bello di BienNoLo (al debutto dal 17 al 26 maggio) parte dal contesto genuino in cui ha messo radici: NoLo, un quartiere periferico, ma in ascesa, multietnico e dalla creatività zampillante, sempre più cool.

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Courtesy of Roberto Marossi
ELIZABETH ARO, Mundo.


A un certo punto per un neo noler (così si chiamano gli abitanti di questo angolo di Milano) è scattata la voglia di ricambiare con un omaggio. Dal sapore romantico. «L’idea è nata quando mi sono trasferito, nell’estate del 2018. Mi sembrava giusto dare un contributo, un gesto al quartiere che mi accoglieva. Camminando per le sue strade un giorno mi sono chiesto cosa potessi dare in cambio. In fondo, quando ci si trasferisce in una città, è come trovarsi ospiti a cena e di solito in quella occasione si regalano dei fiori. Io ero invitato qui e volevo portare qualcosa. Occupandomi d’arte e pensando al nome NoLo mi è venuto in mente BienNoLo», spiega Vanoni.

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GIUSEPPINA GIORDANO, The Wall of Delicacy - Ode to America.
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©Blindeyefactory
Roma 2015, per personale presso Wunderkammern Gallery.

Una Biennale, dunque, in salsa milanese e certamente in sedicesimo rispetto alla storica esposizione d’arte veneziana, prossima all’opening della 58ma edizione, sabato 11 maggio. BienNolo però dichiara apertamente il sogno di creare, nel futuro prossimo, un asse Milano-Venezia e una nuova rotta per art addicted itineranti compresa tra i due capoluoghi. Incubatore dell’evento un quartiere emergente e le sue energie positive. NoLo, sta per North of Loreto, area, per i più pratici della città, compresa tra i sottopassi ferroviari di via Ferrante Aporti e viale Padova, a Nord di Piazzale Loreto, appunto. Un acronimo che è diventato toponimo, nome proprio di zona, presente dal febbraio scorso nell’elenco ufficiale degli 88 Nuclei di identità locale (Nil) deciso dal Comune di Milano.

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Francesca Marconi, cartografia, 2019.




Il suo fascino è la capacità di aprirsi al mondo con un mix di culture, conservando al contempo atmosfere meneghine. NoLo ha una forte attitudine a cambiare progressivamente pelle, che la sta smarcando dall’associazione con il degrado e da una reputazione non rassicurante. Un po’ Kreuzberg, un po’ piccolo borgo dove ci si riconosce e ci si saluta per strada, sfoggia un carisma alternativo di luogo emergente, che non è solo di facciata. «È un’area metropolitana prototipo di comunità che accoglie, si integra, si inventa modi di stare insieme e si riappropria degli spazi per vivere», dice Vanoni. NoLo piace sempre di più agli artisti, ai designer e anche il mondo della moda lo sta tenendo d’occhio: Moncler e Jil Sander sono appena passati di qui con una maxi installazione e una sfilata. Tuttavia, spenti i riflettori della fashion week e del Fuorisalone, la creatività resta in fermento e dopo la radio condotta dagli abitanti del quartiere in modo volontario (con ascolti stellari in tutta la città) e il festival canoro (SanNolo, con in giuria Graziano Ostuni, manager della Universal Music) ora arriva BienNoLo, pronta a fare eco al talento contemporaneo e a formalizzare l’identità creativa e artistica del quartiere, però con una visuale world wide.

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Matteo Pizzolante, Stand up!, 2019.

Sarà un gioco di squadra. A condurlo, un quartetto di curatori, che oltre a Vanoni, comprende Matteo Bergamini (critico d’arte e direttore responsabile di Exibart) e Gianni Romano e Rossana Ciocca di ArtCityLab, onlus che mette in relazione istituzioni, cittadini, associazioni e fondazioni creando un dibattito sul territorio e facendo interagire tutte le discipline artistiche. Insieme hanno selezionato 37 artisti e anche in questa scelta ha fatto da bussola il mix: nomi italiani e internazionali (per lo più concettuali), noti e non (alcuni alla prima chance espositiva). Molti i giovani: dieci hanno meno di 35 anni.

I 37 artisti invitati esporranno le loro opere site specific o realizzate in precedenza, negli spazi industry dell’ex Laboratorio Panettoni Giovanni Cova: una location di 1.600 metri quadrati dal fascino decadente, che è popolata da una vegetazione spontanea e sembra “uno scheletro abbandonato”, come lo ha definito Rossana Ciocca. Non ci sarà corrente elettrica, quindi la mostra resterà aperta dalle 12 alle 20. Illuminata dal chiarore del giorno. Ogni creativo è stato chiamato a confrontarsi e a esprimersi su più temi come lo sguardo al “terzo paesaggio”, ricerche antropologiche, psicologiche e sociali, pratiche performative e urbane, utilizzo di processi creativi non convenzionali e progetti di aderenza con la realtà territoriale che ospita BienNoLo. E poi c’è il macro tema, il titolo che fa da grande ombrello all’intera kermesse: #eptacaidecafobia. Non è un neologismo o uno scioglilingua. Provate a googlarlo e vi sorprenderà. Sì, perché ha a che fare con una fobia. Tra le più diffuse e comuni tra i superstiziosi. Si tratta di una parola di origine greca che indica la paura del numero 17 abbinato al venerdì. E BienNoLo, che debutterà proprio di venerdì 17, trasformerà l’eptacaidecafobia in metafora della paura tout court. Paura dell’altro, del diverso, paura dello straniero, un tema di incandescente attualità. La missione possibile? Mettere in scena le fobie per smontarle e combatterle con il linguaggio dell’arte.

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Courtesy Francesco Pantaleone
LOREDANA LONGO, V FOR VICTORY, 2018.

Tra gli artisti ci saranno l’argentina Elizabeth Aro, nata a Buenos Aires, ma di stanza a Milano. Presenterà Mundo (2004/2015): un mondo dal diametro di tre metri e un colore delicato, realizzato in feltro per accentuare una sensazione di calore e di accoglienza, anche se la caduta dei continenti e la perdita dei punti di riferimento lasciano a chi lo guarda un senso di inaspettata inquietudine. Ci sarà Adrian Paci, che parteciperà con Il Silenzio delle piante (2019): opera che metterà lo spettatore nella condizione di ascoltare, contemplare o semplicemente guardare l’angolo di verde incolto presente nell’ex laboratorio Cova. Complice una struttura in ferro dalla forma orbitale di circa otto metri di lunghezza, che circonda una gigantesca pianta di Buddleja Davidii, detta anche albero delle farfalle. Ai due poli, di fronte alla pianta, due sedute per gli spettatori che avranno voglia, tempo e pazienza di ascoltare il silenzio della vita. E farà riflettere sui confini anche Giuseppina Giordano, con The wall of delicacy (ode to America), 2019: un filo spinato dove sono inseriti, uno dopo l’altro boccioli di rosa. Mentre Francesco Bertelé, con Apocalisse 21,1, installazione ambientale site and time specific, mostrerà per mezz’ora al giorno nel passaggio tra il calare del sole e l’arrivo della sera un “tramonto in cattività”, in stretto dialogo con l’installazione Mediterraneo di Sara Rossi: combinazione di 35 metri di cartoline postali.

E l’elenco degli artisti invitati prosegue, lungo, ma doveroso da citare, con: 2501, Mario Airò, Stefano Arienti, Stefano Boccalini, Marco Ceroni, T-yong Chung, Laura Cionci, Vittorio Corsini, Carlo Dell’Acqua, Premiata Ditta, Serena Fineschi, Giovanni Gaggia, Riccardo Gusmaroli, Massimo Kaufmann, Sergio Limonta, Loredana Longo, Iva Lulashi, Francesca Marconi, Margherita Morgantin, Alessandro Nassiri Tabibzadeh, Federica Perazzoli, Matteo Pizzolante, Alfredo Rapetti Mogol, Alessandro Simonini, Ivana Spinelli, The Cool Couple, Eugenio Tibaldi, Luisa Turuani, Massimo Uberti, Vedovamazzei, Bea Viinamaki e Italo Zuffi.

Durante i dieci giorni della manifestazione prenderà corpo anche un circuito off articolato in appuntamenti, workshop ed attività satellite, anche in relazione diretta con gli abitanti. È il caso, del progetto di Sara Rossi, che accompagnerà in itinerari fotografici alla scoperta della natura nascosta e di “terzi paesaggi” dell’area. O di Ivana Spinelli, che al Mercato Comunale Crespi organizzerà un banco relazionale, dove ciò che verrà scambiato non saranno merci e denaro, ma beni ed esperienze. E, ancora, il 21 maggio, Francesco Lauretta e Luigi Presicce inviteranno a disegnare insieme al Tranvai di Via Zuretti. E se gli spazi Cova chiuderanno al calare del sole, sui suoi muri perimetrali sarà visibile 24 ore su 24 la “mostra urbana” Manifesti per BienNolo con le opere di dieci artisti (i nomi saranno svelati soltanto il 17 maggio) sul tema dei confini. Dal tramonto fino all’alba, invece, si svolgerà dal 24 al 26 maggio Habitat: un programma “porta a porta” nelle case e negli studi dei creativi di NoLo.

A riflettori spenti negli anni pari in cui non avrà luogo la kermesse, si terrà il Premio BienNoLo: un concorso per artisti emergenti e affermati, selezionati da una giuria di esperti che verrà nominata nei prossimi mesi. Il compito dei partecipanti: ideare un’opera per il quartiere, dove l’arte unisce. E mostra i suoi superpoteri contro la paura.