Nella fotografia in alto, tra cumuli di documenti non catalogati, come fossili di carta, si staglia il video site-specific Protocol no. 90/6, allestito nell'Archivio di Stato di Palermo per la rassegna Manifesta 12.

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Fragile, 2016, presentato tra gli affreschi del milanese Palazzo Dugnani lo scorso aprile nell’ambito di Hypervisuality, una mostra impattante sulla videoarte.



Incarna la vulnerabilità, avvolto in un'atmosfera che pare sospesa. È un pavone a rubare la scena alle decorazioni rococò del milanese Palazzo Dugnani. Con la sua vistosa livrea e l'incedere regale − solo a tratti disorientato − risulta il protagonista di Fragile, video girato nella Galleria Sabauda di Torino da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, alias Masbedo.

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Nelle sale di Palazzo Dugnani, il video 2’59’’, dove il titolo indica la durata dell’opera.

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I Masbedo: da sinistra, Nicolò Massazza, classe 1973, e Iacopo Bedogni, del 1970.

L'acronimo indica le lettere iniziali dei rispettivi cognomi. È il loro codice, frutto di un sodalizio d'acciaio stretto nel 1999: «L'arte deve risultare "contundente", per scuotere e suscitare i pensieri». Un concetto perseguito anche ora con le tre video-installazioni attese a Barcellona, pronte a dialogare con i quadri del Museu Nacional d'Art de Catalunya nel corso dell'esposizione For Beauty Is Nothing But The Beginning Of Terror (ovvero, Il bello non è che il tremendo al suo inizio: citazione dalle Elegie duinesi, di Rainer Maria Rilke). Accadrà l'11 novembre, ma la mostra più attesa è prevista in Italia − un mese prima − presso la Fondazione ICA Milano. Intitolata Perché le frontiere cambiano, segna un'ulteriore evoluzione nel percorso del duo.

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Un fotogramma di Fragile, in perfetto dialogo con gli affreschi del Tiepolo.

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Il video Madame Pinin, 2017, da novembre a Barcellona nell’ambito di Loop Festival.

«Qualche tempo fa l'attitudine era narrare in chiave romantico-esistenzialista il nostro ombelico. Adesso, invece, è come se avessimo alzato lo sguardo per superare i limiti». L'appuntamento nel capoluogo lombardo si rivolge al grande cinema germinato in Sicilia a partire dagli anni Quaranta e sarà illustrato con testimonianze trasversali: «Secondo il curatore, Alberto Salvadori, la creatività ha un marciapiede per chiunque»; quindi, interviste e tributi sono dedicati sia alle maestranze (truccatori, comparse, tecnici) sia a giganti quali Rosi, Pasolini, Gregoretti. Nonché a pionieri visionari che, mossi da un'urgenza interiore, si sono lanciati in epiche imprese: «Appartenenti a un'aristocrazia illuminata, erano sganciati da logiche commerciali e quindi liberi di sperimentare». Tra questi Vittorio De Seta, al centro di Protocol no. 90/6 (l'opera dei Masbedo che alla rassegna Manifesta 12 ha ottenuto un'ovazione di critica e pubblico) e Francesco Alliata, principe di Villafranca, tra i fondatori della Panaria Film, la prima casa di produzione nel mondo a realizzare documentari subacquei. Di lui parla la figlia Vittoria, svelandone progetti e sogni, inclusa una Cinecittà a Palermo.

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Vittoria Alliata è la protagonista di Videomobile, 2018-19, dall’11 ottobre in mostra in anteprima alla Fondazione ICA Milano, come Blind Mirrors.
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Opera del 2019.




Fulcro della narrazione, parcheggiato al piano terra dell'ICA, il Videomobile: un furgone OM trasformato in studio, dove i visitatori potranno immergersi in affascinanti racconti. A fare da filo rosso un continuo lavoro di ricerca: «Della contemporaneità, degli archivi, del tempo; vogliamo trattare con sincerità temi che ci affascinano». Ecco spiegata la presenza anche di quattro esperimenti della Panaria e di una danza della comunità Tamil di Palermo girata a Palazzo Gangi, sede del ballo de Il Gattopardo di Visconti. Assieme all'incursione di Nicolò e Iacopo nella fabbrica fatiscente della Ferrania: altra eccellenza italiana, produceva pellicole usate pure da Alliata. E tutto torna.