Ci sono libri particolarmente adatti alla stagione autunnale, perché capaci di regalare una serenità immediata, come un infuso di fiori di tiglio in un pomeriggio piovoso. Il mio preferito al momento si intitola Wabi Sabi − La via giapponese a una vita perfettamente imperfetta (di Beth Kempton, Corbaccio) ed è un invito a ricercare la bellezza nell'essenzialità, perseguendo la pace interiore nel distacco dal mondo materiale o dall'ansiogeno scorrere del tempo.

Le case hanno un ruolo cruciale nel determinare la qualità dell'esistenza: «Sono santuari, luoghi d'incontro, ricettacoli di affetto e risate, solitudine e riposo. Possono essere minimal, confortevoli, ispiratrici, rilassanti; diventano i posti dove si scrivono le nostre storie e hanno il potenziale per arricchire l'esperienza quotidiana», sostiene Beth, sottolineando l'importanza della "semplicità consapevole" anche nell'abitare.

Quando impariamo a rinunciare al superfluo e ad alleggerire le stanze ci affranchiamo magicamente dalle strutture di pensiero negative, dall'attaccamento a una versione superata di noi stessi, dall'eventuale senso di inadeguatezza, dalla necessità di essere trainati dall'ambizione o dalla lista delle cose da fare (pur di non affrontare l'oggettiva urgenza di un cambiamento profondo).

Un nido ispirato al wabi sabi accoglie con gioia gli ospiti e nutre la dimensione familiare; custodisce i ricordi più cari e non vuole essere riempito bulimicamente da nuovi oggetti acquistati d'impulso. Riguarda il diventare ciò che amiamo lasciando spazio a un'aspirazione autentica.