Ritagliare un'immagine per donarle un significato inedito, anche attraverso l'accostamento di nuove forme
Tecnica per la realizzazione di opere d'avanguardia, il collage nasce agli inizi del Novecento. Già il Cubismo di Braque e Picasso, pionieri nel geometrizzare le figure, aveva evidenziato infatti la sua sfaccettata potenzialità espressiva. Il semplice incontro di materiali diversi incollati su un supporto – soprattutto carta di giornale, stoffa, legno, sabbia, metallo o plastica – riuscivano infatti ad affermare con forza la libertà artistica degli autori.
Il primo a renderlo "virale" è stato il tedesco John Heartfield, noto per i fotomontaggi satirici, in cui spesso si divertiva a prendere di mira Adolf Hitler. Ma tra i grandi maestri che hanno fatto ricorso al papier collé si stagliano pure Max Ernst e Henri Matisse, il quale utilizzava fogli dipinti da lui stesso con uno strato unico di tempera a guazzo.
Più recentemente Mimmo Rotella ha definito il suo campo d'azione con i celebri décollage: manifesti strappati, pronti a rivelare frammenti di locandine dedicate perlopiù al cinema d'autore. Nelle loro innumerevoli declinazioni questi artwork hanno conosciuto un'enorme fortuna, fino ai nostri giorni. L'originale metodologia – secondo la quale tutti i materiali sono leciti e ogni abbinamento plausibile – ha conquistato, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, l'Espressionismo astratto, il Neodadaismo e la Pop art americana.
Protagonisti del "taglia e incolla" contemporaneo sono Njideka Akunyili Crosby − il suo Drown, del 2012, è stato battuto da Sotheby's per oltre un milione di euro − e Banksy, che durante l'ultima Biennale di Venezia ha realizzato un'opera di denuncia sul transito incessante delle navi da crociera in Laguna. Un'ennesima provocazione, a confermare che il collage è una strada da percorrere in infinite direzioni, mai una soltanto.