Nella fotografia in alto, un particolare dell'opera The Last Journey of Dictator Mussunda N'zombo Before the Great Extinction (Act I), di Kiluanji Kia Henda.
Il sarcasmo crea un’empatia immediata e fa riflettere sulla necessità di intervenire sul nostro presente
Nato a Luanda nel 1979, quattro anni dopo l'indipendenza dell'Angola, Kiluanji Kia Henda ha coltivato il suo talento nel caos. Testimone oculare del periodo successivo alla dominazione portoghese – contro la quale ha combattuto pure il padre, influente politico – e di una lunga guerra civile, ha sviluppato una creatività intrisa di impegno, che lo ha portato ad affermarsi internazionalmente e a ricevere nel 2017, primo tra gli autori africani, il Frieze Award. «Sono cresciuto nella capitale, in teoria il luogo più sicuro della nazione, tuttavia immerso in un clima di costante paura e instabilità. Qui moltissime persone provenienti da ogni parte del Paese vivono tuttora in condizioni di estrema miseria; così mi sono interrogato sul significato della parola umanità. L'arte è diventata un mezzo per esprimere rabbia e frustrazione, ma anche per mettere in luce alcuni episodi della storia recente che hanno inciso sulla nostra vita», spiega.
Kiluanji lo fa soprattutto attraverso la fotografia, con sense of humour e una straordinaria capacità di dare un'immagine al messaggio, come nella serie The Last Journey of Dictator Mussunda N'zombo Before the Great Extinction. L'ironia cattura subito l'attenzione, portando alla ribalta il reale contenuto: «Il sarcasmo serve a creare empatia; in realtà si tratta di un escamotage per far riflettere su tematiche importanti». Lo conferma la mostra Something Happened on the Way to Heaven, fino all'1 marzo al MAN Museo d'Arte Provincia di Nuoro, che in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission ha invitato l'artista sull'isola per una sua personale lettura. «L'esito è un'esposizione di grande spessore, in cui vengono restituite visivamente riflessioni profonde, a partire dagli effetti della Guerra Fredda», spiega il curatore e direttore del MAN Luigi Fassi. Esempio perfetto è il vetro antiproiettile da cui osservare il paesaggio della Maddalena a Caprera, un tempo sede di una base militare. «È un'intuizione fulminea che dà l'esatta sensazione di ostilità», conclude Fassi. Sullo sfondo un mare cristallino: l'ensemble evoca luci e ombre, mentre il pensiero corre ad altri territori lacerati dai conflitti.