Un debutto in piena regola tra arte del saper fare, storia e mito. È il racconto di un’entusiasmante novità che si è conquistata la ribalta a PrimaAnteprima 2020, evento inaugurale della settimana di Anteprime di Toscana in calendario fino al 22 febbraio, nella scenografica cornice di Fortezza da Basso, a Firenze. Stiamo parlando di Nesos, sorprendente vino “marino” frutto di un riuscitissimo esperimento scientifico.

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Avvolta quasi nella leggenda, l’idea è stata quella di percorrere a ritroso oltre duemila anni di storia e produrre un nettare caro alle élite dell’antica Grecia e… agli dei. Proprio come si faceva due millenni fa a Chio, piccola isola dell’Egeo orientale, oggi all’Elba le uve dell’Ansonica – vitigno a bacca bianca che nel calice sprigiona sentori erbacei e note di frutta fresca – sono immerse in mare nelle nasse in vimini per la cattura delle aragoste. A dieci metri per cinque giorni, gli acini catturano il sale marino per osmosi. Le uve sono poi messe a essiccare sui graticci, al sole, per passare successivamente in anfore di terracotta.

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Le nasse in vimini piene di uva immerse in acqua.

A orchestrare l’esperimento è stata l’azienda agricola di Antonio Arrighi, in collaborazione con l’Università di Pisa e con il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano. «Lo spunto iniziale era quello di cercare un’emozione, una sorpresa in un vino estremamente naturale. Senza pensare che proprio i greci di Chio passavano dall’Elba per procurarsi il ferro durante la rotta del rientro in patria», sottolinea Arrighi. E come se non bastasse, a enfatizzare la magia di tempi lontani è il ritrovamento sui fondali dell’isola d’Elba di anfore di Chio disegnate da Prassitele, il grande scultore dell’Afrotide cnidia, primo nudo femminile dell’arte greca risalente al 360 a.C. circa.

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Le nasse piene di uva prima di essere immerse in mare.

Opera d’arte vitivinicola sui generis, il vino Nesos (νῆσος in greco classico vuol dire proprio isola) rompe i moderni canoni sensoriali. Suo fiore all’occhiello un’equilibrata salinità, il gusto secco e l’assenza di solfiti (resa possibile per l’effetto antiossidante e disinfettante del sale). A completare il cerchio magico le analogie genetiche tra l’Ansonica-Inzolia e due vitigni tipici dell’Egeo orientale, il Rhoditis e il Sideritis, testimoni di un passato che oggi rivive all’Elba. Tra mito e leggenda, una storia millenaria racchiusa in un tralcio di vite.