Nadeshiko è un fiore. Per estensione, il termine indica la donna idealizzata, il sottile fascino femminile

Si intitola così, Nadeshiko, la mostra fotografica di Flavio Gallozzi visitabile dall'8 al 17 ottobre 2020 presso la AD Gallery di Milano, in via Petrella 21, nell'ambito di PhotoFestival. Nadeshiko è un fiore (tecnicamente il Dianthus superbus), ma si riferisce anche alla donna dalla bellezza perfetta, ideale secondo i codici estetici tradizionali.

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Flavio Gallozzi
flavio gallozzi, 15 photo festival, marie claire maison italia, ottobre 2020pinterest
Flavio Gallozzi



Flavio Gallozzi da molti anni ha fatto del Giappone la sua arte frequentando il Paese, amandolo visceralmente ed entrando in un rapporto di profondissima empatia. Ora ci presenta una sfilata di ritratti femminili in bianco e nero, dai quali emerge la sublime raffinatezza dei dettagli. Sono immagini che profumano di antico, pur nella loro contemporaneità, colte viaggiando tra Tokyo, Kyoto e Kitakata.

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Flavio Gallozzi

L'autore sceglie un bianco e nero sofisticato per mostrare un volto pensoso, lo scollo di un kimono, una mano che sorregge il ventaglio, piedi e colli delicati. L'assenza del colore lascia il posto all'uso virtuoso della luce naturale, promotrice di giochi d'ombre, di profondità, di atmosfere rarefatte cariche di mistero. Le figure femminili sono colte in gesti rituali, pur se talvolta quotidiani, nell'espressione di un'esistenza all'insegna di movenze e oggetti garbati, che si tratti di una tazza o un fiore. Gli scatti artistici raccolgono e portano fino a noi la grande lezione dell'estetica giapponese, mirabilmente tramandata dal testo cult di uno dei più grandi scrittori moderni del Giappone, Jun'ichiro Tanizaki con il suo Il libro d'ombra (in italiano da Bompiani), scritto nel 1933 ma mai superato. Elogio di quell'ombra che rivela ed esalta - lungi dal celare - la bellezza intima di cose e umani, accarezzando le linee senza violentarle con un eccesso di luminosità; posandosi lieve sulle superfici, disegnando con discrezione i contorni di un volto o di una teiera, indugiando sulla ruvidezza di una porcellana o sulla patina di una lacca. Per disvelare un universo di puro incanto.

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