Di Benedetta Bernasconi

Dipinti a olio, spettacolari gouache e i suoi potenti acquerelli. E' nel Chiostro del Bramante che Roma celebra William Turner (1775 − 1851). L'appuntamento con la retrospettiva, curata da David Blayney Brown, si protrae fino al 26 agosto, con oltre novanta opere, per la maggior parte provenienti dalla collezione permanente della Tate.

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Foto, accepted by the nation as part of the Turner Bequest 1856 © Tate, London 2018.
Il dipinto ad acquerello e inchiostro View in the Avon Gorge, del 1791, quando Turner − a soli 16 anni − realizzava studi dal vero nella campagna inglese; qui ha immortalato una celebre gola sul fiume Avon, vicino a Bristol.

A dare il benvenuto è View in the Avon Gorge tela realizzata dal geniale allievo della Royal Academy Schools ad appena 16 anni, quando ancora conduceva gli studi dal vero. Suddivisa in sei sezioni, l'esposizione segue − in rigoroso ordine cronologico − la carriera del maestro, portando in evidenza il ruolo chiave che l'acquerello ha avuto nella sua evoluzione estetica. Con pennellate vorticose, all'apparenza immateriali, Turner ha codificato uno stile personale e realizzato paesaggi suggestivi, che − liberi dal tradizionale impianto prospettico − si dispiegano in liquida trasparenza. Passaggi ben visibili in alcuni dei più celebri artwork in mostra, da Venice: San Giorgio Maggiore – Early Morning, dove il profilo dei palazzi emerge dalle acque come un fantasma, a Venice: Looking across the Lagoon at Sunset, uno dei quadri maggiormente maturi e innovativi, in cui la città "sparisce" e resta solo il fulgore del tramonto catturato con grandi campiture di colore astratto. E poi, tempeste, scene al chiaro di luna, vedute sul Tamigi. Le forme perdono consistenza, sembrano scorci affiorati dai ricordi, tra atmosfere rarefatte e composizioni oniriche. Visioni in grado di catturare la meraviglia del quotidiano in tutta la sua luminosità.