Non sono su Facebook, non ho tempo per Instagram e mi rifiuto di comunicare via Twitter. Fino a ieri mi ritenevo un sublime reperto archeologico, a causa della spiccata propensione all'understatement (contrapposto all'esibizionismo ombelicocentrico che imperversa sui social) e per il mio morboso attaccamento alla privacy. Invece scopro, con snobistico disappunto, di essere in piena tendenza.

Parola del futurologo Gerd Leonhard, che nel suo libro Technology vs. Humanity demonizza la dilagante obesità digitale, condannata anche dal film Offline Is the New Luxury. L'assunto: siamo tutti intenti a mandarci messaggi e a "chiedere l'amicizia", ma nel frattempo siamo diventati rozzi e superficiali nelle relazioni autentiche, non sappiamo più comunicare profonda connessione con lo sguardo, risultiamo analfabeti nell'arte della conversazione e incapaci di vivere il momento perché distratti dalle continue notifiche sullo smartphone.

Il vero lusso per me? Essere offline, impegnata nella vita vera e nei rapporti reali

Personalmente, consiglio di iniziare la fase detox disertando cellulare e computer almeno un paio di volte al giorno, scegliendo due momenti che abbiano un senso, come il pasto principale e le ore antecedenti al sonno (con ottime ripercussioni sulla qualità del riposo). Approfittatene per rivolgere la vostra attenzione incondizionata alle persone che amate, senza essere molestati da insistenti vibrazioni nella tasca della giacca. E poi, riscoprite la bellezza della pagina scritta attraverso il profumo della carta o immergetevi nella Natura. L'unico pericolo in cui rischiate di incorrere è di ritrovare voi stessi...