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Ricca di fascino e di tesori d’arte, dopo un restauro in punta di scalpello Villa Bassi è tornata a risplendere esattamente com’era nel 1500. Nel cuore di Abano Terme. La sua nuova vita e la missione contemporanea di centro espositivo e polo culturale è legata a una bella storia d’amore. Quella tra Roberto Bassi Rathgeb e la cittadina aponense: lui, collezionista, storico dell’arte e intellettuale bergamasco, frequentò per parecchi anni la location termale che, elegante ed accogliente, lo faceva sentire come a casa. Per questo, poco prima della fine, nel 1972, decise di donare alla città la sua collezione di 450 opere tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e mobili d’alto antiquariato.

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Ci sono voluti parecchi anni e passaggi di testimone tra un’amministrazione comunale e l’altra prima di far quadrare il cerchio e trasformare la nobile dimora cinquecentesca – di proprietà del Comune dal 1979 dopo vari passaggi di mano – in cornice ideale per esporre la raccolta di Roberto Bassi Rathgeb. Ora si chiama Museo Villa Bassi, ha appena inaugurato ed è un indirizzo tutto da scoprire. Con una facciata total white, sottilmente algida, la villa sfoggia il suo charme alla fine di un viale alberato, che la unisce al centro della capitale termale. All’interno, al piano nobile, un domino di saloni è impreziosito da nove cicli di affreschi, per la maggior parte dell’ultimo scorcio del Cinquecento e attribuiti ad artisti di ambito zelottiano (Giovanni Battista Zelotti affrescò, da solo o con Paolo Veronese, diverse ville palladiane). Protagonista iconografico, il mito, tratto dalle Metamorfosi di Ovidio: Apollo e Dafne, Alcione e Ceice, Cefalo e Procri. Ma anche scene di caccia, copiate da incisioni di Antonio Tempesta (1555-1630), e temi religiosi: una Sacra famiglia e un San Giovanni Battista con Sant’Antonio.

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Francesco Hayez, scena da Il Bravo, disegno a penna, china ed acquerello.

I muri dipinti trasportano in mondi lontani e fanno da sfondo a mobili d’epoca, armature, reperti archeologici (bellissime le lucerne ellenistiche e di età Flavia) raccolti negli anni da Bassi Rathgeb. La sua selezione di dipinti, invece, è ospitata al piano superiore: una quadreria raffinatissima, messa in risalto con l’allestimento sapiente dell’architetto Bruno Segato. Pannelli monocromi, castagna, salvia, antracite e corallo fanno da sfondo a opere che attraversano il tempo dal XV al XX secolo. I pezzi forti sono volti intensi, alcuni di forza ipnotica, quali il ritratto del conte Federigo Martinengo, firmato Moretto da Brescia, e l’autoritratto in veste di San Giacomo mendicante, di Giacomo Antonio Ceruti, detto il Pitocchetto.

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Autoritratto di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto.
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Cesare Tallone, Ritratto di Eleonora Tallone.

Chiudono l’iter espositivo le sale ipogee dove brilla un’ulteriore selezione di dipinti, disegni e preziose acqueforti della Collezione Bassi Rathgeb, proposta in una mostra temporanea. È questo il cuore pulsante della villa, destinato ad accogliere, con cadenza semestrale, mostre che attingeranno anche alla fotografia internazionale. Un luogo speciale, per veri art addicted.