Se dici trattoria cosa ti aspetti? Check della tovaglia a parte (che poi, di stoffa o di carta?): cosa rende una trattoria tale? Lo scontrino leggero e la pancia pesante? L'ambiente vecchio e i prodotti freschi? Prendiamo la nuova edizione dei Cento dedicata a Milano e Torino (edizione EDT) e soffermiamoci sulla sezione dove sono state elencate le 50 migliori trattorie meneghine.

All'occhio degli affezionati balzano immediatamente due stranezze: l'assenza della trattoria 'occhio>

Ecco spiegata (dagli autori) una top ten dove posti per adepti del verace come la Trattoria Sabbioneda da Romolo sono fanalini di coda, insieme al cliché della cucina meneghina nella sempreamata Trattoria della Madonnina. Il motivo: "troppo facile" ribadiscono gli autori che nello stilare le migliori 50 hanno voluto premiare chi cerca di portare in tavola un'identità: qualunque cucina regionale sia e anche con scontrini ampiamente sopra i 20 euro. Astenersi, dunque, amanti dei cliché unti&bisunti e degli scontrini a prezzo fisso.

1. Al Mercato Noodle Bar. Al primo posto, dicevamo, balza questo fratellino del più celebre hamburgherificio e ristorante a quattro tavoli Al Mercato. Qui si degustano gli spiedini giapponesi Yakitori mentre non si beve Barbera ma vodka sour.

2. Antica Hostaria della Lanterna.

3. Blu anche Ristorante. Novità della guida a base di petto d'anatra con uva e purè viola: ci passate davanti per un aperitivo ignari che sia la medaglia di bronzo delle migliori trattorie milanesi.

4. Bocciofila Caccialanza. Si cade nel cliché dell'osteria con bocciofila e tesserati: e cadeteci. Si mangia bene con 15 euro, i primi sono sostanziosi e la lista delle birre è tutt'altro che Moretti-dipendente.

5. Bottiglieria Trattoria da Pino. Gallina lessa fa buon brodo: magari pure accompagnata dai nervetti. Qui si viene a pranzo, e si viene se si sa dove si trova, senza troppe formalità.

6. Breri Puglia Bistrot. Parmigiana e polpette sotto la scritta Proud to be Terroni: con 20 euro in tasca questo ristorantino è vivamente consigliato dagli autori per una pausa pranzo senza pensieri.

7. Casa Ramen. Basta poco per essere buoni, tipo un tavolo ampio per mangiare con sconosciuti e condividere i piaceri di una scodella calda di Ramen Kimchi. Per isolani e turisti sull'Isola.

8. Cooperativa La Liberazione. Pizzoccheri, stinco e cassoeula per i non più partigiani che hanno fondato questa mensa nel 1945. In via Lomellina passate a qualunque ora, aperitivo incluso.

9. Dicocibo. Crespelle con cozze al timo: un menu che non è propriamente quello fisso da tavola calda in versione bella osteriaccia. Qui gli chef creano e regalano pause pranzo quanto seratine per chi ha fame di cucina buona.

10. Eataly. Sette su sette: scegliete una voglia e soddisfatela nel concept store del cibo sorto sulle ceneri del (fu) Teatro Smeraldo. Non è street-food (il fatto che sia al chiuso incide ancora sul taste o no?), non bistrot, non (solo) boutique: la chiamiamo ancora rivoluzione?