Cocktail con birra: è la parola d’ordine del cicchetto d’autunno. Un grande ritorno dopo la popolarità sfrenata degli anni 90, ma anche l’ennesimo sintomo di come le tendenze oggi si diffondano alla velocità della luce dopo essere decollati dai luoghi più assurdi, fino ad atterrare sui banconi dell'aperitivo a Milano. Il cocktail alla birra, infatti, non è una novità in Europa, ma sta diventando molto richiesto in Paesi insospettabili (ma in via di stupirci sempre di più) come il Messico (con la Tequila a fiumi) o l’India, dove un bartender di nome Manish Solanski, uno dei più ingaggiati nei locali frequentati da turisti e dalla bella gente di Mumbai, ha creato una serie strepitosa di cocktail alla birra da far leccare la schiuma dai baffi. Solanski ha osato l’impensabile e ha tirato fuori sapori e profumi made in oriente ma inediti in un drink, che non vediamo l'ora di provare anche homemade. Qualche esempio? Cocktail con birra e chiodi di garofano, con birra e coriandolo, con birra e liquori all’arancia. Persino uno con la camomilla. Fino alla sangria alla birra, traboccante di lussuriosa frutta locale.

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Voglia di assaggiare: ai livelli massimi, anche perché la birra (sempre bevuta con moderazione) è piena di proprietà benefiche per le donne grazie anche ai suoi fitoestrogeni. Il cocktail alla birra, infatti, è sempre stato tradizionalmente combinato con liquori bianchi come il rum, il gin, la vodka. Sembrava già abbastanza trasgressivo mescolare alcol forte e un po’ snob con la birra, pop e frizzante. Le sperimentazioni, che dopo Mumbai stanno prendendo piede anche nei bar ultrachic per turisti americani di Dubai, possono solo aprire la gamma del gusto a possibilità infinite, e negli Stati Uniti sta candendo anche l’ultimo tabù purista, ovvero di usare per un buon cocktail la birra artigianale pregiata, un’idea che prima veniva considerata uno spreco, quasi un’eresia. E pensare che il cocktail alla birra è invece antichissimo, forse uno dei primi della storia. Nel 1600, infatti, in Inghilterra c’era l’usanza di mescolare con un ferro rovente una miscela di birra, rum e zucchero chiamata “flip” che diventava, per reazione all'incandescenza, schiumosa e superalcolica. Un salvavita prima di andare a letto, dato che al tempo i riscaldamenti nelle case erano ancora un sogno. Oggi che negli appartamenti abbiamo i climatizzatori, c'è chi sta provando a riscoprire anche il flip, segno che il tema è “caldo”.

In attesa delle nuove combinazioni che già stuzzicano la curiosità dei nostri barman, possiamo cominciare ad allenarci con un po’ di ricette di cocktail famose. Come quella del Black Velvet, lussurioso mix in parti uguali di birra Guinness e Champagne, che si ottiene versando lentamente il secondo sul primo, con molta attenzione. O lo SpritzBeer, da provare prima che le temperature si facciano troppo rigide perché è un cocktail che si gusta meglio nelle stagioni calde. È semplicissimo: basta seguire la ricetta classica dello spritz (che è stato il cocktail più instagrammato del 2017), e sostituire il vino con birra chiara fredda. E poi il Night Cap, quasi un confort food. Si prepara con una base di birra chiara, due cucchiaini di zucchero, un dito di brandy e un pizzico di noce moscata. La birra si scalda fino a un attimo prima di bollire, si aggiungono gli altri ingredienti, si mescola poco, si serve in bicchieri in vetro termo resistente. Salute a tutti.