Pane & pomodoro dell’infanzia VS bruschetta hipster di adesso: uno a zero. Mettiamo da parte Proust e le sue madeleines (sbaaav), separiamo i ricordi dall’oggettività ma accettiamo la verità: la frutta e la verdura di oggi sono meno saporiti e meno nutrienti rispetto al passato. È vero? In parte. I pomodori che mangiavamo da piccoli erano rossi, di bucce compatte e sapore che mixava il sole caldo della campagna, il dolce della polpa, la punta di salato... un matrimonio perfetto col pane e una delle merende più esaltanti di sempre.

Al giorno d’oggi invece ti fiondi sui crostini dell’happy hour e sembra di masticare dei trucioli di plastica. I pomodori sono acquosi e privi di ogni personalità, mentre il pane ha la stessa consistenza della gommapiuma del divano. Insomma, sono mattoncini di nutrienti non bene identificati e chissà che non facciano pure male al nostro sistema digestivo. Se sulla carne di sempre minor qualità gli esperti si erano già pronunciati, grazie al fiorire di diete veg(an) il turno dei vegetali è arrivato.

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Uno studio del Journal Of The American College Of Nutritionpubblicato nel 2004sottolineava già da allora come lo sfruttamento progressivo del suolo abbia impoverito di minerali la terra dove si coltivano frutta e verdura. Dai dati raccolti su 43 tipi di vegetali, dal 1950 al 1999 ci sono stati dei tonfi al ribasso nelle percentuali di proteine, calcio, fosforo, vitamina B2 e vitamina C (preziosa alleata!) presenti. Per non parlare di magnesio (il re dei minerali), zinco e vitamine B6 e E, che negli anni Cinquanta non venivano nemmeno presi in considerazione come mattoni fondamentali del nostro benessere. Il caporicercatore Donald Davis lo aveva dichiarato molto chiaramente: “Gli sforzi per ottenere nuove varietà di frutta e verdura che siano produttive, resistenti alle malattie e adattabili al clima li costringe a crescere di più e più rapidamente, ma la loro capacità di sviluppare nutrienti non va di pari passo con questa crescita”.

Nel 2017 le cose non sono cambiate, anzi. Siamo sempre più attenti ai consumi, scegliamo bio e cerchiamo il meglio, ma a quanto pare siamo destinati a nutrirci comunque meno rispetto ai nostri nonni (e sopperiamo con gli integratori, da bravi paranoici del benessere a tutti i costi). Le loro carote erano più buone delle nostre, ci battono a tavolino: è vero che la frutta e i vegetali degli anni passati erano molto più ricchi di vitamine e minerali rispetto a quelli presenti sul mercato oggi, con tutto che abbiamo perso anche molte varietà di pesche, pere & co. per via delle monocoltivazioni intensive.

Su QuickAndDirtyTips, la nutrition diva Monica Reinangel ha provato a dare una spiegazione un po’ meno allarmistica di questi studi: sì, è vero che le coltivazioni di oggi sono meno ricche di alcuni nutrienti, ma per quanto riguarda altri ne hanno di più. Il fatto che le verdure oggi abbiano meno contenuto di rame deriva probabilmente dai nuovi tipi di anticrittogamici utilizzati in agricoltura, che hanno eliminato progressivamente l’utilizzo di questo metallo. Inoltre, e questo dovrebbe far riflettere, sono talmente tanti i fattori che influenzano il valore nutrizionale dei vegetali (geografia, tecniche di misurazione, spazio e quanto altro) che comparare periodi tanto lunghi senza tenerne conto è come falsare la ricerca.

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La raccomandazione per mangiare sano e accaparrarsi tutte le vitamine giuste è una sola: puntare sulla qualità del cibo. Che sia biologico, del mercato sotto casa o del contadino che conoscete di persona e che vi porta nel suo campo a raccogliere le pannocchie (mai sentito parlare del foraging?), la mission è riscoprire i sapori veri. Lasciate sul banco del super quelle mele tutte uguali, gonfie e lucide da sembrare quella di Biancaneve (che pure era velenosa), e andate a caccia di quelle forse un po’ ammaccate che profumano di paradiso e renderanno le vostre merende meno tristi (potete anche usare la buccia di mela per torte da urlo).

Scegliere consapevole è sempre la soluzione, così come cercare di far muovere le cose agli alti livelli. La soluzione per un suolo meno deprivato è terra terra, in tutti i sensi: si dovrebbe ripartire dall’interruzione dello sfruttamento intensivo del suolo a livello industriale e dalla revisione della filiera produttiva. Nel mondo le persone continuano ad aumentare (Malthus, aiutaci tu) e non è certo continuando a dragare la terra per ottenere sempre più cibo che ci nutriremo al top. Consumare meglio è difficile ma non impossibile. Long live super veggies!