Diventare famosi come chef? Dimenticatelo, non serve. O almeno, dopo il momento, non è quello il punto. Anzi, si spalanca l'abisso. Mantenere il successo è tutt’altra cosa ed è lì la soddisfazione vera. Il vero viaggio è riuscire a mantenere a barra a dritta quando tutto impazzisce intorno a te. Si parla spesso di ubriacature di fama e di tonfi clamorosi. Ultima voce in capitolo quella di chi è in giro da vent’anni e da 15 si gode diverse stelle Michelin che ne fanno uno degli chef più premiati di sempre. Lui, Gordon Ramsay chef (pluri)stellato, il rustico, il ruvidone, il cuore d’oro. Gordon Ramsay lo scozzese cresciuto però a Stratford-Upon-Avon, paese di William Shakespeare. Gordon Ramsay che svela il segreto del successo? Firma col sangue, grazie.

Chef Ramsay dice la sua su come si faccia ad essere imprenditori al top anche dopo tutti questi anni in un breve video, tanto corto quanto efficace per l’Harvard Business Review. “A 33 anni ho aperto il mio primo ristorante di ritorno dalla Francia, Gordon Ramsay a Chelsea. Volevo le tre stelle Michelin, era la mia missione” racconta Gordon nel video. Stelle che puntualmente sono arrivate dopo anni di impegno. “Vincere è una cosa, mantenere il successo è dieci volte più difficile” ha ammesso lo chef di origine scozzese. Il suo segreto? Tre step fondamentali per la costruzione di una carriera lunga, soddisfacente e proficua. Gordon Ramsay consigli per il successo che si intrecciano tra loro. Per festeggiare i record e resistere alle critiche dopo le sue prime apparizioni televisive (citofonare cuochi mediatici in merito).

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#Ispirazioni
Copiare da un autore è plagio, copiare da molti è fare ricerca. Postilla: se ti accusano di aver copiato uno chef, chiama il piatto “omaggio a” e sarai a posto. Chef Ramsay non nega che scegliersi le ispirazioni giuste è un bel pezzo del lavoro di costruzione di sé e dei propri collaboratori. “Prendi sempre il 25% di ciò che ti piace di qualcuno e fallo tuo”. In sostanza Gordon Ramsay ti dà il patentino: non snaturarti mai perché sei unico, ma se qualcosa che fa qualcuno ti piace e sembra nelle tue corde, non esitare a copiare. Pardon, a ispirarti.

#Teambuilding
Trovare i collaboratori giusti è più difficile di fermare la marea con le mani? Non così tanto. Gordon Ramsay chef è una guida inflessibile, esige rispetto delle regole o si è fuori. Se in tv sembra il primo distruttore altrui, nella realtà dei fatti è un organizzato di prima categoria. Come? Col teambuilding. La questione dibattutissima (Carlo Cracco, ne sai qualcosa?) del “chi cucina quando non ci sei” non regge di fronte alle parole di Gordon Ramsay: “Lo staff impara da me”. Segno che la fiducia tra loro è talmente tanta che sono perfettamente in grado di preparare il piatto in carta, deciso e approvato da Gordon, anche quando il capo non c’è.

#Delega
Terzo e ultimo punto: delegare. All’ultimo conteggio Gordon Ramsay ristoranti ne possiede 23, quindi è innegabile che non possa essere ovunque nello stesso momento. Di conseguenza, sono 23 staff, 23 brigate di cucina da gestire. E di sicuro non lo fa lui. Il team building lo abbiamo nominato, si passa all’azione vera: delegare. Stabilite le linee guida e dati i primi insegnamenti, sta all’organizzazione piramidale e gerarchica gestire tutto secondo le rigide regole di casa Ramsay. “Non sono egoista, do gli strumenti perché lavorino bene anche se non ci sono” spiega il ruvido scozzese. In cucina come nella vita, il segreto del successo è non caricarsi tutto sulle spalle e concedersi una birretta ogni tanto. Gordon, aye!

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