Non ci avevamo mica pensato. No, non stiamo parlando della bufala del ristorante giapponese dove si mangia carne umana (mai esistito, ma diventato virale). Quando lo scorso anno vi abbiamo parlato della carne sintetica, dell’avanzamento della ricerca nella sua sperimentazione, del sapore che avrà e dei vantaggi che porterà, tra cui meno inquinamento, meno spreco di acqua, meno disboscamenti e meno sofferenze per gli animali, non avevamo pensato a un piccolo dettaglio. Che quella manciata di cellule sufficienti a ottenerla, che si riproducono in vitro fino a formare una bistecca, potrebbero essere anche cellule umane. E che, in finale, potremmo mangiare carne umana. La questione, un vero cortocircuito morale, se l’è posta l’autorevolissimo biologo britannico Richard Dawkins, divulgatore scientifico, impegnato come pochi nei diritti umani declinati dal punto di vista della sua laicità, e nel diritto all’eutanasia, feroce paladino armato contro la pseudoscienza e convinto evoluzionista. Un Roberto Burioni al quadrato, per chi non lo conoscesse. Dawkins, che ha il gusto della provocazione, ha scioccato i suoi follower (e la stampa inglese) con un tweet in cui ha annunciato la possibilità che la carne sintetica(clean meat, la chiama lui) potrebbe entrare in uso già prima della fine dell’anno. Ma dove ha aggiunto: “Cosa succederebbe se si producesse anche la carne umana? Potremmo superare il nostro tabù contro il cannibalismo? Una questione interessante: la morale consequenzialista contro il disgusto assolutista”. E non ha mica torto.
Nello stesso tweet, Dawkins ha riportato il link di un’intervista che ha rilasciato all’Independent, dove elenca le specialità che potremo gustare nuovamente senza colpo ferire, tra cui il paté de fois gras, e i risultati di una indagine secondo cui un terzo degli americani, tra i maggiori consumatori mondiali di carne, si è già dichiarato pronto a passare a quella sintetica. Quante possibilità ci sono che si formi anche un bacino di consumatori desideroso di assaggiare carne umana