Siamo tutti improvvisamente diventati sordi? Siamo tutti improvvisamente diventati delle ugole d’oro? Siamo tutti improvvisamente diventati disinteressati ai discorsi altrui? No. Siamo tutti improvvisamente diventati vittime delle nostre stesse tavole. O meglio, delle menti dietro i nostri quotidiani banchetti al ristorante. Se in America se ne (s)parla dal 1980, in Europa la denuncia è calda caldissima. E no, non è solo una personalissima impressione di chiunque vada a “mangiare un boccone fuori”. Il volume della musica nei ristoranti è aumentato a dismisura. E c’è un motivo. Salatissimo.

«Tutti mi domandano quale sia il ristorante migliore di Parigi», chiosa su MadameFigaro la penna Jean-Sébastien Stehli, «Il punto è che la vera domanda da pormi sarebbe “Qual è la rive migliore dove mangiare a Parigi?”». Cosa c’entra la scissione delle sponde della capitale con l’inquinamento acustico dei locali? La giornalista lo spiega prontamente: «Se volete avere una conversazione decente col vostro commensale, se tutto ciò che volete sentire è il suono dei piatti che si posano sul vostro tavolo e quello dei bicchieri che fanno cincin, allora la “vostra rive” è la sinistra». La sponda à gauche della Senna, da sempre considerata la zona bohémienne della città è quella in cui, secondo la giornalista (e moltissimi parigini), converrebbe prenotare un tavolo per star tranquilli. «Al contrario, la rive droite è quella capace di far schizzare l’asticella di un audiometro».

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Ma perché, negli ultimi anni, i ristoranti hanno aumentato il volume della musica alle stelle? Seguendo l’esempio pioniere americano - e te pareva - i locali fanno esplodere i timpani dei clienti a colpi di tormentoni e grandi classici. Lo scopo? Liberare più tavoli nel minor tempo possibile, prendere più ordinazioni nel minor tempo possibile, fatturare di più ma nel minor tempo possibile. Inconsciamente, infatti, il baccano invoglia la gente a consumare i pasti in fretta («troppo rumore affatica l’organismo», spiega Stehli), questo assicura quindi ai proprietari un via vai sempre maggiore di ordinazioni e coperti occupati. Come se non bastasse, poi, è stato provato che la musica assordante stimola la gente a consumare più bevande (soprattutto alcolici). Nulla da fare, business is business.

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«Riesco a sentirli “i giovani” che popolano la rive droite. Sembrano ignorare completamente la regola, tramandata di epoca in epoca, secondo cui è bene conversare a voce bassa in qualsiasi posto non sia casa tua», continua Stehli. «Per non parlare poi della metro. Sbraitano al cellulare come fossero chiusi tra quattro mura in un’isola deserta». «Forse meno piena di ormoni impazziti, ma sicuramente più tranquilla è la rive gauche. La clientela è “over”, bisbiglia quando non sta mangiando in religioso silenzio. Sì, un tantino deprimente ma perlomeno lascia spazio a chi vuole conversare e, soprattutto, ascoltare!».

Remare affamati verso la rive gauche o la rive droite? La scelta, teschio alla mano, è amletica: non aspettare o non parlare? C'est là la question.

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